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In un treno tutta l'umanità sopravvissuta Arriva al cinema il fantasy "Snowpiercer"

ROMA. Un treno, lungo 650 metri, ostinatamente sferragliante su una terra ghiacciata come ultima testimonianza degli uomini. Nella sua pancia d'acciaio, come una sorta di arca di Noè, tutta l'umanità sopravvissuta suddivisa gerarchicamente come nel peggiore dei regimi totalitari. È l'apocalittico treno del futuro di "Snowpiercer", il fantasy
firmato dal coreano Bong Joon Ho in sala giovedì prossimo distribuito da Koch Media in oltre 150 copie e già passato fuori concorso al Festival di Roma. Tratto dalla graphic novel francese Transperceneige, già venduta in 187 Paesi, il film risulta la produzione più costosa del cinema coreano (40 milioni di dollari).


Cosa succede in questo gigantesco giunto cardanico costruito per dare l'idea di un treno in corsa? Dentro il treno c'è tutto il mondo. C'è la coda dove vivono i reietti, i prigionieri senza diritti e parola, e poi, mano a mano, verso la testa del treno, tutto il benessere possibile. Serre, riserve d'acque, piscine, locali, scuole, il parrucchiere, droghe e locali di ogni tipo. Così, in questo mondo coatto e legato a un equilibrio precario, scoppia l'ennesima lotta di classe degli uomini della coda in cerca di libertà e benessere. Tocca questa volta a Curtis (Chris Evans) insieme al saggio Gilliam (John Hurt), essere a capo di questa rivolta per arrivare a controllare la locomotiva dove è il creatore di questo immenso giocattolo-mondo Wilford (Ed Harris), venerato come una semidivinità. 


Tutto inizia nel 2014, quando 78 Paesi decidono di combattere il riscaldamento globale spargendo un refrigerante artificiale, che ha l'effetto di rendere il mondo un deserto di neve e ghiaccio. L'idea nella graphic novel «di centinaia di pezzi di metallo che si muovono come un serpente vivente con all'interno gente sofferente  mi ha stretto al cuore - aveva detto a Roma il cineasta nelle note di regia -. E quelle persone lottano l'una contro l'altra, non sono considerate uguali neanche in quest'arca di Noè che trasporta gli ultimi sopravvissuti».  


«La fantascienza è meravigliosa perchè per quanto ti pare stia raccontando il futuro o un mondo lontano ti trasmette la sensazione che parli di cose che ti appartengono - ha detto il
regista al Wall Street Journal -. Gli scontri e le tentazioni della storia assomigliano a ciò che viviamo noi. È questo che volevo mostrare» dice ancora Joon Ho Bong (Barking Dogs Never Bite, Memories of Murder, The Host, Mother). «Volevo indagare la natura dell'essere umano in situazioni estreme, sia si fosse trattato di un serial killer efferrato, di
un mostro o di una madre che impazziva» conclude il regista. Nel cast internazionale comprende anche Song Kang-ho, Tilda Swinton, Jamie Bell e Octavia Spencer.


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