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"La grande bellezza" in corsa per l'Oscar Il regista Sorrentino: "Non mi aspetto niente"

LOS ANGELES. Carlo, il più piccolo è appoggiato al padre. Anna, come tutti gli adolescenti è un po' annoiata, guarda il cellulare. Daniela, la moglie di Paolo Sorrentino è accanto a loro. Padre, madre e due ragazzi. Una famiglia "quasi" in vacanza a Los Angeles. Fra tre giorni il regista italiano si giocherà l'Oscar, eppure quella bella famigliola sembra molto rilassata all'inaugurazione della mostra La grande bellezza - Rime e Riflessi, che, organizzata all'Istituto Italiano di Cultura a Los Angeles, mette a confronto immagini del film candidato all'Oscar con capolavori pittorici dell'arte internazionale. «Non mi aspetto niente»,  dice il regista quando gli si chiede della notte di domenica. Si avvicina un uomo altissimo e brizzolato. I due si danno la mano,  si fanno i complimenti a vicenda. L'altro è Francesco De Gregori, anche lui a Los Angeles invitato da Pascal Vicedomini che in questi giorni sta portando avanti il festival Los Angeles - Italia, dedicato al cinema e all'arte del nostro paese. Due illustri rappresentanti di quest'arte scambiano insieme qualche parola. Si stimano, si vede. Cosa serve per fare arte, per fare cinema? «Lo stupore e la meraviglia - dice Sorrentino - serve il ricordo degli anni dell'infanzia e dell'adolescenza, gli anni in cui, appunto, lo stupore e la meraviglia hanno il sopravvento perchè uno ancora non conosce le cose e al cinema, chi fa un film deve rappresentare assolutamente quei sentimenti». Sorrentino sollevando una delle tante statuette fin'ora vinte,  il Golden Globe, un paio di mesi fa, aveva definito l'Italia strana ma bella: «È pazza ma bella e vorrei che la sua pazzia fosse indirizzata verso la bellezza anzichè essere sprecata in cose che dimenticano che le risorse dell'Italia sono insite proprio nella sua bellezza». E il cinema italiano? «Ci sono grandi registi in Italia, il film di Virzì,  Il capitale umano, è bellissimo. Abbiamo grandi registi, quello che manca è il supporto delle istituzioni,  abbiamo bisogno che parte della gente che fa cultura in Italia non remi contro, perchè abbiamo i presupposti per fare il cinema, il grande cinema, come in passato». Ci pensa a Hollywood Paolo Sorrentino, lo farebbe un film in America come ha fatto il collega Gabriele Muccino? «Gabriele è un uomo più coraggioso e spregiudicato di me. Io sono un po' più tradizionalista e ancorato al vivere in Italia, però sono molto affascinato da Hollywood e dal suo sistema di lavoro e non è detto, ma faccio fatica a pensare di poter intraprendere una carriera hollywoodiana».

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