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E la Bibbia diventa una favola New Age

Personaggi del Vecchio Testamento ed altri inventati nel film di Arenofski: un’arca che traballa ma non affonda

Il progetto Darren Aronofski lo accarezzava da quando, ancora sui banchi di scuola, vinse un concorso letterario con un componimento sul tema della pace, parlando dell'Arca, e soprattutto dell'immagine della colomba col ramoscello d'ulivo. Ed oggi il sogno adolescenziale è divenuto un kolossal da 130 milioni di dollari, con un cast stellare e sorprendenti effetti speciali. Non era facile affrontare una storia archetipica, tanto densa di significati metalinguistici ed allegorici quanto essenziale nella forma e nella struttura, fondamento della cosmogonia ebraica e cristiana, senza ledere più di una suscettibilità religiosa. E le polemiche infatti non mancano. Il talentuoso regista newyorkese, cui non difettano certo coraggio ed orgogliosa indipendenza, è riuscito a schivare parecchi ostacoli scegliendo un approccio laico e concentrandosi sull'analisi psicologica dei protagonisti e sulle conseguenze che il peso di cotanta missione provoca sulla loro psiche, in particolare sullo stesso Noah (Russell Crowe) cui il regista attribuisce scelte estreme di cui non v'è traccia nel testo biblico. E si adegua al contempo alle nuove esigenze del mercato che punta molto sul genere «fantasy». Pur preservando infatti, l'ossatura fondamentale della storia biblica, il regista si riserva la libertà di introdurvi nuovi personaggi, necessari per rimpolparne la narrazione troppo scarna e priva di dialoghi. Fra le invenzioni fantastiche lo stuolo dei «Guardiani», Angeli imprigionati per punizione dentro un pesante involucro di fango e pietre (ricordano i giganti di pietra di Tolkien o alcuni dei Transformers), per aver assistito pietosamente l'uomo cacciato dall'Eden dopo il Peccato Originale. Ma è inventata dal nulla anche Ila (Emma Watson), figlia adottiva di Noè, alla quale, assieme a Naameh (Jennifer Connelly), paziente e coraggiosa moglie del patriarca, è affidata un'apertura lungimirante e tutta femminile al perdono e alla pietà, che sembra anticipare il Nuovo Testamento, superando il rigore punitivo del Vecchio. Assolutamente di fantasia anche il re Tubal-Cain (Ray Winston) discendente dal fratricida Caino e incarnazione della parte violenta e negativa della stirpe umana, generatrice di conflitti e di crudeltà. Ma Noah è anche parabola New Age dove la famiglia del patriarca è un primo esempio di ecologismo e di filosofia vegana, con la natura incontaminata e l'innocenza degli animali al primo posto nella scala dei valori della Creazione. In equilibrio instabile fra tante anime e tante esigenze, l'arca di Aronofski traballa ma non affonda. Qualche incongruenza e momenti vagamente kitsch (ma entro i limiti) si alternano a trovate efficaci ed emozionanti. E a sostegno dell'ambiziosa operazione, la magistrale prova della coppia Crowe-Connelly, ma anche la scelta dei bravi Watson, Lerman e Booth in ossequio ai numerosissimi fan, il suggestivo scenario pre-apocalittico (trovato in Islanda) e gli incredibili effetti visivi in CGI, alcuni davvero memorabili.

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