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"Ti sposo ma non troppo", il regista Pignotta: racconto l'amore con ottimismo

ROMA. Dopo 10 anni di successi in teatro, come autore ed attore di commedie lievi sui rapporti umani, i tic e i vizi dell'oggi, Gabriele Pignotta debutta da regista per il grande schermo con l'adattamento di un suo testo, Ti sposo ma non troppo, del quale è anche protagonista con Vanessa Incontrada, in un cast con Fabio Avaro, Chiara Francini, Catherine Spaak, Paola Tiziana Cruciani, Paolo Triestino e Michela Andreozzi. Il film, che uscirà il 17 aprile distribuito in 150 copie da Teodora, mescola equivoci, tradimenti virtuali, una storia d'amore (forse) al capolinea e una che comincia. «Nelle mie prime due commedie non avevo parlato d'amore, temevo di cadere negli stereotipi - dice Pignotta, che è anche fra gli sceneggiatori di Sotto una buona stella di Carlo Verdone -. Ma il pubblico mi chiedeva di raccontare anche i sentimenti e io sono sempre stato un fan delle commedie romantiche, soprattutto quelle inglesi, come Quattro matrimoni e un funerale, Notting Hill e Love Actually, oltre che di Woody Allen». Nella vicenda è galeotto l'appartamento-studio di uno psicologo, nel quale si è trasferito un ex paziente, Luca (Pignotta), fisioterapista, andato in analisi dopo una delusione amorosa. Quando bussa alla sua porta Andrea (Incontrada), aspirante paziente che deve riprendersi dall'essere stata lasciata all'altare, Luca non ce la fa dire la verità e si fa passare per lo psicoterapeuta. Nel frattempo, il suo migliore amico, anche lui di nome Andrea (Fabio Avaro, amico fraterno di Pignotta e con lui dall'inizio dell'avventura teatrale), sta per sposarsi, ma è poco convinto e inizia a chattare con una sconosciuta. Una distrazione "virtuale" che si prende anche la sua fidanzata, Carlotta (Francini). Il neoregista ha voluto infondere nella storia «molto ottimismo, anche nel futuro, di cui oggi abbiamo tanto bisogno. Ora almeno abbiamo i politici giovani, fosse la volta buona». Vanessa Incontrada ha amato della storia «la leggerezza, la semplicità, un ritmo molto attuale un po' americano, e un romanticismo nel quale mi sono immedesimata. Poi le donne non sono viste come oggetti, ma come soggetti. Credo molto nelle opere prime, bisogna rinnovarsi e dare spazio a nuovi volti, che invece, anche in tv, spesso vengono 'fermatì dai grandi che non si muovono». D'accordo con lei Catherine Spaak: «È importante che le persone della mia generazione si mettano a disposizione dei giovani». Il debutto al cinema di Pignotta ha come motore Marco Belardi della Lotus (già produttore fra gli altri, dei due "Immaturi", di Tutta colpa di Freud e che qui è insieme a Rai Cinema), che l'ha "scoperto" tre anni fa a teatro: «Comunque non lascio il palcoscenico, sarebbe come rinunciare a una gamba, mi permette di avere un rapporto diretto col pubblico» dice l'autore. Ti sposo ma non troppo segna anche il debutto della Teodora, casa distributrice specializzata in film d'autore, nel proporre una commedia per il grande pubblico: «È un esperimento - spiega Vieri Razzini -. Differenziare può aiutarci anche a continuare a portare in Italia film diversi. Non avremmo mai preso, però, il film di Gabriele se non ci fosse piaciuto».

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