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"Back to front", Peter Gabriel porta al cinema la magia di "So": è il mio regalo per i fan

ROMA. «Sono un artista che solitamente guarda avanti. Ma dopo essere andato a sentire Brian Wilson che lo riproponeva dal vivo mi sono convinto che risuonare "So" sarebbe stato un bel regalo per i fan». Peter Gabriel racconta così l'idea di celebrare dal vivo il 25esimo anniversario di «So», uno degli album più importanti, innovativi e influenti della storia del rock, rimettendo insieme la line up della indimenticabile tournèe del 1986: Manu Katche alla batteria, David Sancious alle tastiere, i fedelissimi Tony Levin al basso e David Rhodes alla chitarra. Il 5, il 6 e il 7 maggio in sala con Microcinema arriverà «Back to Front», docufilm di 90 minuti girato durante tre serate di ottobre alla O2 Arena di Londra in cui Gabriel e compagni hanno risuonato «So» insieme ad alcuni classici come «Solsbury Hill», «Diggin In The Dirt», «Shock The Monkey», «Secret World», «Biko», super classico finale che chiudeva anche i concerti di quella fantastica tournèe che rivelò al mondo Youssou N'Dour, qui sostituito da Dabi Toure, che già è stato in tour con Gabriel. La regia è di Hamish Hamilton, grande firma della musica per immagini, premiatissimo regista tv delle cerimonia di apertura e di chiusura delle Olimpiadi di Londra e della serata degli Oscar.  Peter Gabriel è stato uno dei pionieri della tecnologia applicata alla musica anche per quel che riguarda le immagini. «Back to Front» è un documento emozionante di un artista che ritrova i musicisti con cui ha raggiunto uno dei suoi picchi creativi e, consapevole del tempo passato, rilegge alcune delle pagine più belle del suo repertorio. Si respira un clima molto rilassato senza eccessive paure di confrontarsi con il passato: anzi addirittura in certi momenti si vedono le immagini d'epoca e il tempo passato si fa sentire e vedere soprattutto proprio su Gabriel, che del gruppo è quello che si è appesantito di più. Come spesso accade in questi casi, solo chi ha visto quei magnifici concerti si rende conto che la musica ha acquistato in pulizia e precisione e perso qualcosa in termini di energia e velocità. La regia, la confezione e il suono di «Back to Front» sono di altissimo livello e, grazie a una tecnica innovativa di ripresa, lo spettatore ha l'impressione di entrare dentro il concerto che si concede anche una spettacolare parentesi fantascientifica («mi ha riportato ai tempi dei Genesis») nel sottofinale quando, durante «The Tower That Ate People» Peter Gabriel viene «mangiato» da una sorta di macchina spaziale che scende dall'alto, mentre una speciale telecamera permette di seguire la scena dall'interno della macchina.  Nonostante oggi sia un ricco uomo d'affari - è titolare di una catena di ristoranti, ha lanciato un marchio di vodka e sta lanciando una linea di profumo e una di moda per ragazzi -, Gabriel non rinuncia a chiudere anche questo concerto con «Biko», brano simbolo della lotta all'apartheid. Allora si lasciava cadere di spalle sul pubblico: oggi non lo fa più, ma tutti i pugni in alto del pubblico della O2 Arena ci restituiscono le antiche emozioni.

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