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Il libro della Giungla diventa un film
"Sarà molto fedele al romanzo di Kipling"

ISCHIA. È tutto un mondo da esplorare, tutto in evoluzione quello della performance capture al cinema e Andy Serkis, che è stato Gollum del Signore degli anelli, King Kong e il leader Cesare di Apes Revolution - il pianeta delle scimmie (in sala in Italia da Fox in oltre 500 copie dal 30 luglio, al top del box office Usa da due settimane) è il più adatto a raccontarlo, essendo considerato il massimo interprete al mondo di personaggi digitali. «Ho sviluppato una grande passione per questa che non è solo tecnica - ha detto l'attore inglese che per Gollum è stato a un passo dall'Oscar - ma una recitazione unita alla scienza. Quando indossi la tuta con i sensori dopo un pò la dimentichi e quel che conta è la tua espressività e la tua performance interpretativa. Finalmente, dopo 14 anni di sviluppo di questa tecnologia, il mondo del cinema ha cominciato a comprendere e a dare valore a tutto questo. Sono grato all'Ischia Global Fest che dimostra di essere avanti». Andy Serkis ha sposato a tal punto la performance capture da fondare uno studio a Londra «che è anche laboratorio creativo», ed è lì che sta prendendo forma un progetto kolossal di cui si sentirà parlare: il Libro della giungla. «Il casting è in formazione, le riprese saranno per fine anno, il film che io stesso dirigerò è per la Warner Bros: sarà una vera sfida unire animazione, performance capture e recitazione su una storia che tutti amiamo e che in questo caso sarà molto fedele al romanzo di Kipling, una storia più dark di quella raccontata da Disney, scritta da Callie Kloves». Serkis esordirà così alla regia, dopo aver diretto per Peter Jackson la seconda unità di The Hobbit, con un kolossal per cui ha soffiato il posto a Alejandro Gonzalez Inarritu. Premiato a Ischia dopo l'anteprima italiana del sequel del Pianeta delle scimmie (un terzo capitolo è in programma), è protagonista dell'attesissimo nuovo Star Wars diretto da J.J. Abrams. C'è anche lui nella foto ufficiale che ha fatto il giro del mondo, della prima riunione di sceneggiatura con Harrison Ford e gli altri attori, i nuovi e i vecchi della saga di George Lucas. Del film non ha potuto dire nulla: «Sono obbligato al silenzio anche perchè siamo nel pieno delle riprese e io non ho ancora finito. Quando abbiamo fatto quella foto per annunciare l'inizio della produzione ero emozionato, sentivamo tutti che stavamo per fare qualcosa di grande». Il 50enne attore londinese, nel cast anche del nuovo Avangers, ripercorre le tappe della tecnologia per cui ormai è un numero uno. «È nata per la scienza medica, per vedere i movimenti delle gambe nel post operatorio, poi ha cominciato ad essere applicata ai videogame e piano piano anche al cinema dove si chiamava motion capture. Il primo film è stato Polar Express di Robert Zemeckis con Tom Hanks, ma la svolta è stata per Gollum del Signore degli anelli. Non è solo tecnologia, è studiare ogni movimento, ogni vocale per rendere credibili questi personaggi digitali. Ma lui era l'unico tra tanti attori in carne ed ossa, il passo successivo è stato King Kong che aveva i sensori anche sul viso per catturare le espressioni facciali e poi ancora Zemeckis con Avatar. Apes Revolution con il primo capitolo L'alba del pianeta delle scimmie e il secondo ora in sala è stato un'ulteriore crescita, perchè le riprese sono state tutte in esterni. La performance capture è uscita dallo studio per diventare qualcosa di ancor più reale, fantastico, meraviglioso, sono conquistato da tutto questo, pensiamo al futuro, dare forma a personaggi di qualunque colore, altezza, genere che abbiano però movimenti ed espressioni realistici, non ridicoli: è elettrizzante per un attore non avere limiti fisici, è un sogno alla portata delle generazioni future», dice entusiasta Serkis che progetta anche una Fattoria degli Animali da Orwell. Quanto al nuovo Pianeta delle scimmie, il 30 in sala, la storia (che affascina il cinema dal '68), prosegue dove l'aveva lasciata il prequel: una terra post apocalittica in cui la nazione delle scimmie guidata dall'intelligente primate Cesare (è figlio di uno scienziato i cui studi sull'Alzheimer sono diventati un virus che ha annientato gli umani) è minacciata da un gruppo di umani sopravvissuti. La pace è fragile e la guerra per decidere quale sarà la specie dominante è sull'orlo di scoppiare. «Non è un film politico - dice Serkis - ma una storia che parla di umanità e solidarietà e della necessità di perdonare per un mondo pacificato». 

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