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Caltanissetta, "tartassava la sua ex": agente condannato

È di due anni la condanna che gli è stata inflitta per atti persecutori, lesioni, minacce di morte, violenza privata, ingiurie e violazione di domicilio

CALTANISSETTA. Due anni la condanna per un agente di polizia penitenziaria che avrebbe reso la vita dell'ex moglie un vero e proprio inferno. Tanto da collezionare, da lei, qualcosa come undici denunce per stalking nell'arco di una decina di mesi. Condanna che è piovuta sul capo del cinquantaquattrenne A.R. finito in giudizio per atti persecutori, lesioni, minacce di morte, violenza privata, ingiurie e violazione di domicilio ai danni della ex moglie, la quarantaquattrenne G. F. (assistita dall'avvocato Giuseppe Panepinto) che si è costituita parte civile nel dibattimento. Ed a lei è stata pure riconosciuto il diritto ad un risarcimento dei danni che sarà stabilito in sede civile. Così ha sentenziato il giudice Marco Milazzo, secondo l'affermazione di responsabilità che è stata sollecitata tanto dall'accusa, quanto dalla stessa parte civile.  Sullo sfondo del procedimento le controverse consulenze a cominciare da quella redatta dal centro militare ospedaliero di Messina, struttura sanitaria della polpen, secondo cui l'imputato «è affetto da una grave patologia e non può svolgere l'attività di agente penitenziario».

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