Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Accordo Eni-Regione: saranno piantati nuovi alberi per fare gomma naturale

Il «protocollo d’intesa» prevede entrate fiscali ma anche la coltivazione di nuovi alberi di lattice e impianti fotovoltaici

Il Giornale di Sicilia ha acquisito copia del «Protocollo di intesa per l’area di Gela» sottoscritto dal ministero dello Sviluppo Economico, dalla Regione siciliana, dal Comune di Gela, dal Gruppo Eni, da Confindustria Sicilia, da Cgil, Cisl, Uil ed Ugl.

Scorrendo i contenuti dell’accordo, cadono i veli che hanno fin qui avvolto il rapporto con l’Eni e che hanno dato la stura alle più controverse congetture. Con una corretta presa d'atto, il Protocollo muove dalle condizioni del mercato dei carburanti; il settore, a causa di una grave e perdurante crisi, è entrato in sofferenza, subendo una contrazione dei consumi petroliferi superiore al 30% rispetto al 2006. La sola raffineria di Gela, tra il 2009 ed il 2014, ha subito perdite per oltre 2 miliardi di euro.

Cominciamo subito con il dire che il Protocollo impegna il Gruppo Eni a salvaguardare i livelli occupazionali in Sicilia ma assicura anche nuova occupazione, con un investimento superiore ai 2,2 miliardi di euro, grazie ad una svolta profonda nel modo di intendere, forse per la prima volta, un grande polo petrolchimico attraverso il coinvolgimento dell'agricoltura locale.
Le direttive europee e la legge italiana fanno obbligo di miscelare alla benzina ed al gasolio in commercio una quota crescente di carburanti di origine vegetale e quindi meno inquinanti, i cosiddetti biocarburanti; nel 2014 la quota minima di carburanti verdi è già del 5%.

È per rispondere a questo preciso vincolo di legge che Gela diventerà uno dei capisaldi della raffinazione «pulita» con la produzione, a far tempo dal 2017, di 750 mila tonnellate all'anno di biodiesel estratto dall'olio di palma. Tenendo conto del consumo nazionale di benzina e gasolio, la raffineria di Gela coprirà il 25% dell'intera quota di biocarburanti da miscelare con benzina e gasolio. Aumenta così il concorso della Sicilia al bilancio energetico nazionale e forse di questo bisognerà pure che qualcuno si faccia interprete, per avviare finalmente una trattativa concreta con lo Stato per la riduzione dei prezzi di benzina, gasolio e metano. Prezzi che in Sicilia risultano sensibilmente più alti, malgrado lo schieramento di raffinerie nel nostro territorio ed il passaggio di uno dei maggiori metanodotti che alimentano l'Italia.
E veniamo alle «trivellazioni». Il Protocollo prevede l'avvio di nuove attività di esplorazione e produzione di petrolio e metano, sulla terraferma ed in mare, il potenziamento dei pozzi già in esercizio e l'avvio di una serie di bonifiche ambientali sugli impianti esistenti e su quelli a venire. L'incremento di produzione attesa è in media di 700 milioni di metri cubi di gas e di 1,2 milioni di barili di petrolio all'anno.

Le piattaforme in esercizio in mare del Gruppo Eni sono due, Argo e Cassiopea; si trovano a circa 30 chilometri dalla costa e distano fra loro circa 7 chilometri. Il Protocollo prevede la perforazione di altri due pozzi e la realizzazione di una piattaforma di pompaggio del gas verso la terra. Gli impianti che estraggono gas metano presentano margini di rischio inquinamento molto bassi in quanto il metano è più leggero dell'aria ed in caso di incidente si disperde nell'atmosfera.
L'estrazione di petrolio e gas metano procura alla Regione Siciliana entrate fiscali aggiuntive, le cosiddette royalty; il Protocollo non prevede affatto una loro riduzione ma piuttosto un «contesto normativo stabile»; come dire che una volta fissate le regole, cosa che compete soltanto all'ARS, l'impegno assunto è di non variarle continuamente come accade oggi.
E veniamo al vero valore aggiunto dell'accordo con l'Eni, stranamente passato sotto silenzio. Con il Protocollo partirà la produzione di gomma naturale estratta dalla «guayule» un arbusto ricco di lattice.

Rispetto alla comune gomma, quella che si produce con il guayule è ipoallergenica e quindi adatta a particolari impieghi come i guanti chirurgici, materiali pediatrici etc. È prevista in Sicilia una produzione di 5 mila tonnellate all'anno. Ma l'aspetto forse più interessante è che la pianta del guayule sarà coltivata in Sicilia, con importanti effetti per la nostra agricoltura che dovrà impegnare circa cinque mila ettari di terreno sotto la regia dell'Esa.
Ancora per effetto del Protocollo, il Gruppo Eni attiverà a Gela un «safety competence center» un centro di rilievo mondiale con figure professionali di alta qualificazione ed esperte nella sicurezza dei lavoratori e degli impianti. Il centro opererà in tutti i siti Eni; tale attività sarà assicurata da 180 esperti formati dalla Eni Corporate University e selezionati tra il personale in organico. Questa decisione pone la Sicilia al centro delle attività del Gruppo petrolifero nazionale ed assicura al territorio isolano una presenza strategica di competenze e professionalità.
All'interno dello stabilimento di Gela esiste una zona, in disuso dal 1992 ed originariamente destinata alla produzione di acido fosforico. L'impianto dismesso ha una superficie di oltre mezzo milione di metri quadrati. Il Protocollo ne prevede ora la bonifica definitiva, con un impegno di spesa a carico di Eni di 200 milioni di euro. L'area così recuperata sarà destinata a nuove attività industriali. È previsto un ampio coinvolgimento delle imprese locali per creare anche professionalità specifiche nell'area del recupero e del risanamento ambientale.
Il quadro delle nuove attività industriali Eni si completa con la realizzazione a Gela di una base logistica per la distribuzione di gas metano liquido e gas metano compresso. Il primo è destinato ad alimentare con energia «pulita» i grandi trasporti terrestri e navali. Il secondo (metano compresso) viene oggi utilizzato per fare marciare le numerose auto in circolazione alimentate a benzina e metano. Speriamo che la Sicilia colga questa opportunità per dotarsi finalmente di una rete di distributori a metano per l'autotrazione e magari a prezzi più contenuti degli attuali.
Il territorio di Gela beneficerà anche di un «rimborso» per i danni subiti; l'Eni ha stanziato infatti 32 milioni di euro per realizzare un grande impianto fotovoltaico che fornirà energia pulita, per riqualificare piazze e strade, per riqualificare l'area portuale, per creare aree di aggregazione giovanile e per allestire uno spazio espositivo destinato ad ospitare una nave romana del IV secolo A.C. recuperata nel mare gelese.
Questo in sintesi i contenuti del Protocollo Eni. Si potrà essere d'accordo o meno. Ma quanto meno sulla base di fatti e non di parole in libertà.

Caricamento commenti

Commenta la notizia