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Imprenditore ucciso, in tre tornano alla sbarra

In Assise per l’agguato mortale al costruttore licatese Francesco Ritrovato assassinato a pistolettate da un commando il primo giugno di dieci anni addietro

RIESI. In tre tornano alla sbarra per il delitto di un imprenditore. Che, secondo la tesi accusatoria, avrebbe pagato con la vita l’avere rivelato il nascondiglio di un boss allora latitante. Sospettato da Cosa nostra riesina - per i pm - di essere l’autore di una ”spiata” alle forze dell’ordine. E per questo il clan Cammarata, per l’accusa, avrebbe dubitato del licatese Francesco Ritrovato assassinato a colpi di pistola il primo giugno del 2004. E per questo - è il teorema degli inquirenti - avrebbe pagato a carissimo prezzo.

In questa tranche processuale sono chiamati al cospetto della corte d’Assise di Caltanissetta presieduta da Antonio Balsamo (consigliere il giudice Janos Barlotti) il capomafia di Riesi, Francesco Cammarata, Gaetano Cammarata (difesi dall’avvocato Danilo Tipo) e il collaboratore di giustizia, anch’egli di Riesi, Giuseppe Toscano (difeso dagli avvocati Francesca Denaro ed Enzo Guarnera). Secondo lo spaccato tracciato dai pm Stefano Luciani e Santo Di Stefano le posizioni dei tre imputati - non gli unici coinvolti in questo omicidio, ma i soli a giudizio con rito ordinario - sarebbero differenziate quanto a ruoli rivestiti in seno alla stessa vicenda.

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