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Dichiarazione dei redditi, anche i detenuti devono farla

La decisione del tribunale di Caltanissetta dopo il ricorso di un imprenditore che aveva dimostrato di essere detenuto nell'anno in cui gli è stata contestata l'omessa dichiarazione

CALTANISSETTA. La detenzione in carcere non è causa di forza maggiore che impedisce la presentazione della dichiarazione fiscale. Lo ha stabilito la Commissione tributaria provinciale di Caltanissetta (sentenza 708/01/2014, presidente Lupo) respingendo il ricorso di un imprenditore che contestava le sanzioni emesse dall'agenzia delle Entrate per omessa presentazione delle dichiarazioni Irpef e Iva; omessa tenuta delle scritture contabili, dei registri e dei documenti previsti dalle norme fiscali; tardiva dichiarazione di cessazione attività ai fini Iva.

Nel ricorso il contribuente, dimostrando il proprio stato di detenzione nell'anno in questione e in quelli precedenti - racconta oggi Il Sole 24 Ore - ha invocato la causa di non punibilità prevista dall'articolo 6, comma 5, del Dlgs 472/1997, in base al quale non è punibile chi ha commesso il fatto per forza maggiore. I giudici nisseni hanno respinto il ricorso affermando che si può parlare di forza maggiore, e quindi di non punibilità, solamente in presenza di un evento causato dalla natura o dall'uomo che non può essere impedito, anche se fosse possibile prevederlo. Lo stato di detenzione impedisce di esercitare l'attività imprenditoriale ma non di adempiere agli obblighi dichiarativi e comunicativi, quanto meno avvalendosi di un delegato.

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