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Anziani aggrediti: 4 arrestati, tra loro anche il figlio del sindaco Ruvolo

CALTANISSETTA. Terrorizzavano, picchiavano e rapinavano anziani che vivevano in casa da soli. A sgominare una presunta gang, è stata la Squadra Mobile di Caltanissetta, diretta dal dirigente Marzia Giustolisi. In manette, quattro persone. Fra loro anche Vladimir Ruvolo, 24 anni, figlio adottivo bielorusso dell’attuale sindaco di Caltanissetta, Giovanni Ruvolo.

In cella sono finiti i pluripregiudicati Giacomo Meli di 48 anni, Giuseppe Di Gati di 31, fratello del più noto collaboratore di giustizia Elia Di Gati e Salvatore Locascio di 29 anni. I provvedimenti sono stati emessi dal Gip del Tribunale di Caltanissetta, Marcello Testaquadra. Ai quattro, vengono contestati in particolare due rapine.

In un’occasione, un settantenne ha raccontato alla Squadra Mobile che in tre, in pieno giorno, fecero irruzione nella sua abitazione, al piano terra, in via Maida, e cominciarono a bastonarlo in testa, a colpirlo selvaggiamente con calci e pugni fino a quando non perse i sensi.  L’uomo venne bendato e dopo essersi risvegliato, ancora sanguinante fu costretto a ricorrere alle cure dei sanitari del pronto soccorso. I tre, riuscirono a portare via complessivamente 1.800 euro, dieci pacchetti di sigarette, passaporto, patente e carta d’identità. Poi raccontò tutto alla polizia, contribuendo anche all’individuazione dei suoi aguzzini.

Altrettanto efferata, per la violenza fisica esercitata, anche la rapina perpetrata ai danni di un’anziana di 86 anni che viveva in via Napoleone Colajanni. Anche quest’altra rapina venne compiuta in pieno giorno. I malviventi, con il volto coperto da passamontagna, si avventarono contro la donna, le tapparono la bocca, impedendole di respirare e riuscirono a strapparle la fede che l’anziana indossava, slogandole il dito. Alla fine riuscirono ad impossessarsi di 200 euro e di alcuni oggetti in oro. Ad incastrare i malviventi, le immagini estratte dal sistema di video sorveglianza. I quattro indagati, dopo le formalità di rito, sono stati tradotti al carcere di Caltanissetta.

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