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Pesca, un'azienda siciliana su tre importa dalla Tunisia

CALTANISSETTA. Si è concluso il Corso di formazione ed addestramento internazionale, dal titolo “Audit negli stabilimenti di produzione e trasformazione dei prodotti della pesca ed acquacoltura", promosso e coordinato dall’Assessorato della Salute Regionale D.A.S.O.E. Servizio 4 con la collaborazione del Ministero Salute – PIF, dell’Autorità Competente tunisina in materia di controlli sanitari dei Prodotti di Acquacoltura e dell’Istituto Zooprofilattico della Sicilia.

Si tratta di uno degli ultimi step che riguardano due importanti progetti di cooperazione transnazionale portati avanti in questi ultimi anni: “SECURACQUA” e “BIOVECQ”.

Il primo dedicato ad un approfondimento su temi, leggi e controlli nell’acquacoltura, il secondo dedicato alle imprese ed alle strutture di trasformazione dei prodotti ittici.

Sono state quattro giornate intense dedicate al confronto ed allo scambio di professionalità guardando ad un’ottica futura di maggiore collaborazione ed interazione.

Ciò che è infatti emerso in questi studi è principalmente la difficoltà di comprensione sul fronte dei controlli. Un deficit da colmare dato che ben il 30% delle aziende siciliane importa lavorati o semilavorati ittici dalla Tunisia. E si stima che nei prossimi dieci anni questo dato salirà al 90%.

“Creare dunque un gruppo di lavoro unito per affrontare i problemi derivanti dall’interpretazione delle leggi ma anche per la possibilità di avere controlli sempre più accurati, è stato l’obiettivo principale di questa full immersion”, spiega Calogero Di Bella, dirigente Area sorveglianza Epidemiologica dell’Istituto Zooprofilattico Sicilia.

Una full immersion che ha visto il coinvolgimento di 19 medici veterinari siciliani e 12 tunisini.

 

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