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"Riciclaggio a Caltanissetta", chiesto il processo per due bancari

CALTANISSETTA. «Colletti bianchi» che avrebbero chiuso un occhio, e anche più, su notevoli flussi di denaro nei conti di un imprenditore e di suoi familiari. Questo è il quadro che la procura ha tracciato di due bancari nei confronti dei quali, dopo aver chiuso il fascicolo, ne ha chiesto il rinvio a giudizio. Ipotizzando a loro carico il reato di riciclaggio. Contestazione che sono state mosse nei confronti del quarantanovenne Vincenzo Domenico M., a quel tempo direttore protempore della filiale nissena del Credem e del cinquantatreenne Marcello Michele Salvatore C., promotore finanziario della stessa agenzia (difesi, rispettivamente, dagli avvocati Giacomo Butera e Salvatore Bevilacqua). Mentre è stata archiviata la posizione di un altro funzionario di banca, anch’egli a quel tempo con momentanee mansioni direttive nello stesso istituto di credito. Questa nuova parentesi ha preso le mosse da una costola dell’indagine madre ribattezzata «Les Jeux soint faits» su presunte truffe allo stato con le slot machine. Una maxi inchiesta che ha coinvolto, nel troncone principale, poliziotti, finanzieri, un vigile urbano, imprenditori del settore videogiochi e gestori di locali pubblici tra bar, pub e ristoranti.

I conti in questione, sui quali i bancari avrebbero sorvolato fanno capo all’impresario del settore videogame, e di altri suoi familiari.
I due funzionari di banca - secondo il teorema della procura - non avrebbero segnalato all’Unità d’informazione finanziaria di Bankitalia operazioni che gli inquirenti hanno ritenuto più che sospette. Glissando così su procedure e controlli interni, alla luce di quelle significative variazioni nei conti che secondo l’accusa si sarebbero registrate. Presunte condotte omissive che avrebbero finito per favorire - è stata la tesi dei magistrati - azioni di riciclaggio di denaro ritenuto di dubbia provenienza.

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