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Formazioni nelle carcere minorile, l'ex direttrice di Caltanissetta fa scena muta

CALTANISSETTA. Bocca serrata ma non per reticenza. No, perché la sua verità vuole raccontarla ai magistrati nisseni. È la strategia difensiva adottata ieri dalla ex direttrice dell’Istituto penale minorile di Caltanissetta, Alfonsa Micciché, adesso direttrice del «Beccaria» di Milano, chiamata per l’interrogatorio di garanzia dinanzi il gip di Milano, Luigia Fioretta. La dirigente, un paio di giorni fa, è stata destinataria di ordine di custodia cautelare, con il beneficio dei domiciliari, insieme alla figlia, Federica Fiorenza (assistite dagli avvocati Raffaele Palermo, Emanuele Limuti e Robert Ranieli), il suo fidanzato, Emiliano Maria Longo (difeso dall’avvocato Danilo Tipo), Giuseppe Focaccio (difeso dall’avvocato Carlo Petitto) e Gaetana Rosaria Migali (assistita dall’avvocato Armodio Migali) rispettivamente presidente e dipendente di una Onlus di Catanzaro, l’«Araba fenice», coinvolta nell’inchiesta dei carabinieri coordinata dal sostituto procuratore Elena Caruso che poi ha chiesto e ottenuto dal gip Lirio Conti la firma dei cinque provvedimenti cautelari. Sono accustai, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata a reati contro la Pubblica amministrazione, corruzione e concussione per induzione.

A questi sono affiancati pure tre avvisi di garanzia notificati pure a parenti della stessa attuale direttrice del «Beccaria» di Milano. Madre e figlia, ieri, sono state accomunate dalla stesse scelte difensive. Entrambe hanno fatto scena muta. «Non abbiamo nulla da nascondere» avrebbero lapidariamente asserito, prima di ufficializzare la decisione di volere avvalersi della facoltà di non rispondere. E il perché è presto spiegato: chiederanno di essere sentite dai magistrati nisseni. E da qui, ieri, la nomina degli avvocati Limuti e Palermo. Perchè loro - il riferimento è ai magistrati nisseni - hanno maggior contezza delle vicende finite al centro dell’inchiesta, conoscono un po’ meglio gli indagati e la loro storia soprattutto quella della ex direttrice dell'istituto penale minorile di via Turati. «Vanno chiariti diversi punti che possono sembrare dubbi, ma non lo sono assolutamente», ha spiegato ieri uno dei loro legali, l’avvocato Ranieli. Che poi ha aggiunto: «è necessario un chiarimento perchè la direttrice Micciché è nota per la sua chiarezza, per la sua ”pulizia” e la vicenda, anche qui a Milano, ha destato scalpore».

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