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"Bimbi malformati a Gela", un legale: "Stop alla raffineria"

GELA. Un avvocato di Gela,  Luigi Fontanella, difensore dei genitori di una trentina di  bambini malformati che, in sede civile, hanno chiamato a  giudizio l'Eni quale presunto responsabile delle patologie dei  propri figli, sta per presentare al tribunale gelese la  richiesta di un provvedimento d'urgenza della magistratura (art.  700 cpc) per fermare ogni impianto della raffineria ancora in  marcia ed «impedire che continui a inquinare e a creare danni».

In attesa della costruzione di una «green refinery» per la  produzione di bio carburanti, gli unici impianti attualmente in  marcia nel petrolchimico, dopo lo stop per la crisi del settore  deciso due anni addietro, sono la centrale termoelettrica, il  depuratore biologico (che lavora anche i reflui cittadini) e le  «utilities», col supporto dei servizi di sicurezza.     Nella sua istanza, Fontanella chiede anche la nomina di un  custode cui affidare le aree da risanare, con ordine di bonifica  totale, e la perimetrazione, nella piana di Gela, delle  superfici in cui operano i pozzi di estrazione del petrolio e  dei terreni attraversati dagli oleodotti dell'Enimed, lungo i  quali si sono verificate perdite inquinanti di prodotto.     A luglio, una commissione di cinque periti (tra cui due di  fama internazionale) nominata dal tribunale civile di Gela, ha  confermato una precedente perizia che affermava l'esistenza di  un nesso di casualità tra inquinamento industriale e taluni tipi  di malformazioni neonatali riscontrate sui bambini gelesi (spina  bifida, palatoschisi, ecc.). In più, la relazione dei cinque  periti del tribunale parla di «disastro ambientale permanente»  per via del rilevante inquinamento di aria, acqua, suolo e  sottosuolo, i cui effetti nocivi giungono all'uomo attraverso la  catena alimentare. Per impedire «l'aggravamento dei danni e  ulteriori rischi alla salute» dei gelesi, Fontanella perciò  chiede al «giudice civile» il provvedimento cautelare che  potrebbe avere pesanti ripercussioni sul fronte occupazionale  già ridotto ai minimi termini.

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