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Eni, a Gela due centri nazionali per la formazione sulla tutela della salute

GELA. L'Eni conferma a Gela l'attività di due centri nazionali di eccellenza per la formazione di quasi mille tecnici in sicurezza e tutela della salute.

I direttori di molti stabilimenti italiani della multinazionale petrolifera e i dipendenti esperti impegnati nella prevenzione degli infortuni nei cantieri dei lavori dati in appalto, si sono riuniti, a Gela, per una verifica della validità del «Safety competence center» (Scc), il centro nazionale di formazione dei tecnici per la sicurezza avviato lo scorso anno nella raffineria gelese nell'ambito delle azioni previste dal protocollo d'intesa. Importanti e positivi, per i manager aziendali, «i risultati raggiunti e gli ulteriori sviluppi previsti per il futuro».

Attualmente, l'Scc conta circa 140 dipendenti di cui l'80% già operativo mentre il 20% sta ultimando il percorso formativo, per un impegno totale dei corsisti che ammonta a 30 mila ore di formazione in aula e per 50 mila ore nei cantieri. Nel corso dell'incontro è stato annunciata l'inaugurazione entro la fine del mese di un nuovo centro d'eccellenza, il «Safety training center» (Stc), che garantirà un corso formativo orientato, oltre che alla prevenzione degli infortuni, anche all'erogazione di corsi antincendio e di tutela della salute. Nel riqualificato «campo prove» della raffineria di Gela, durante il 2016, saranno formati 800 tecnici provenienti dalle realtà Eni del centro-sud Italia, con positive ricadute sulla ricettività del territorio.

«Con il Stc - afferma in una sua nota l'ente petrolifero italiano - l'impegno dell'Eni in materia di formazione si arricchisce di una nuova importante iniziativa che conferma del ruolo centrale del sito di Gela nella strategia di Eni». Nel frattempo, Cgil, Cisl e Uil affrontano la crisi dell'indotto e denunciano che «il governo regionale, a 20 giorni dall'incontro di Roma, non ha convocato le parti e non risponde più ai solleciti, così non si sa più nulla nè degli ammortizzatori sociali nè dei 32 milioni di euro di compensazioni». I sindacati rivendicano perciò chiarezza per impedire i licenziamenti che tante imprese vorrebbero evitare.

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