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Processo sulla Strage di via D'Amelio a Caltanissetta, il 7 novembre la requisitoria

CALTANISSETTA. Se non ci saranno novità inizierà il 7 novembre la requisitoria dei pubblici misteri nel quarto processo per la strage di via D'Amelio e per le conclusioni dell'accusa sono previste anche le udienze dell'8, 9 e 10 novembre. La Corte ha infatti respinto la richiesta di ascoltare l'ex magistrato della Direzione nazionale antimafia Gianfranco Donadio, avanzata nel corso della precedente udienza dall'avvocato Fabio Repici, perchè rispondesse su interrogatori e colloqui investigativi con il pentito di 'ndrangheta Antonino Lo Giudice, ascoltato il 19 ottobre scorso nel «Borsellino quater». La Corte ha invece acquisito il file audio riguardante uno dei colloqui investigativi tra lo stesso Donadio e Lo Giudice.

Nel processo sono imputati Salvo Madonia e Vittorio Tutino per l'eccidio costato la vita, il 19 luglio '92 al magistrato  Paolo Borsellino e cinque agenti di scorta. Sono accusati di calunnia gli ex collaboratori Vincenzo Scarantino, Francesco Andriotta e Calogero Pulci per le false dichiarazioni rese durante le prime indagini sulla strage.

Ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere Giovanni Aiello, l'ex poliziotto conosciuto con l'appellativo di «faccia da mostro», che era stato citato nel quarto processo per la strage di via D'Amelio, il 19 luglio '92. Aiello è imputato di reato connesso. L'ex poliziotto è indagato anche per l'omicidio del poliziotto Nino Agostino e della moglie Ida. Aiello era stato citato a seguito delle dichiarazioni dei pentiti di 'ndrangheta Antonino Lo Giudice e Consolato Villani, che lo accusavano di avere avuto un ruolo nelle stragi del '92.

Anche Gaetano Scotto - condannato ingiustamente per la strage di via D'Amelio e poi assolto nel processo di revisione - era stato citato, ma a sua volta ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere.

L'unico a parlare è stato Pietro Scotto, ma ha detto solo di non avere fatto alcuna confidenza in carcere al pentito Lo Giudice, quando erano detenuti insieme all'Asinara. «Non sapevo nulla, che confidenze dovevo fargli?».

Un esame molto breve quello di Pietro Scotto, condotto dalla Corte d'Assise perchè era assente l'avvocato Fabio Repici, legale di parte civile di Salvatore Borsellino, che avrebbe dovuto condurre l'esame visto che era stato lui a chiedere l'audizione dei tre testimoni.

 

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