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Commerciante ucciso a Gela, ricordato a 24 anni dal delitto

GELA. Gela ha commemorato ieri il 24/mo anniversario dell'uccisione del commerciante Gaetano Giordano, caduto sotto cinque colpi di pistola davanti casa per mano del racket delle estorsioni. Il figlio Massimo, allora 20enne, che era con lui rimase ferito.

Giordano, proprietario di due profumerie, si era rifiutato coraggiosamente di pagare il «pizzo» alle cosche mafiose, denunciando i taglieggiatori. Erano gli anni di piombo della guerra di mafia e Stidda e Cosa Nostra, che stavano tentando di chiudere con un trattato di pace e la divisione del territorio e degli affari illeciti, non potevano permettere a nessuno di ribellarsi. Il commerciante perciò fu estratto a sorte e condannato a morte all'insegna della filosofia delle brigate rosse «ammazzarne uno per educarne 100».

Da allora molto è cambiato, grazie anche all'associazione antiracket che porta il suo nome e che ha fatto arrestare nel tempo oltre 150 mafiosi. La figura di Giordano sarà ricordata, alle 17,30, con un convegno al quale parteciperà, tra gli altri, il presidente onorario della Fai, Tano Grasso. La moglie del profumiere ucciso, Franca Evangelista, rivive il dolore di quella sera ma anche «la paura e l'incapacità di comprendere quello che era accaduto, perchè - dice - temevamo possibili ritorsioni ma non pensavamo mai che potessero arrivare a uccidere». «A distanza di 24 anni - dice la vedova all'ANSA - io e i miei figli (Massimo, 46 anni, Tiziana, 45, ndr.) Ci sentiamo sollevati perchè non abbiamo dovuto cambiare vita nè città».

«Gela ci è stata vicina, aiutandoci, sostenendoci e cercandoci, anche con gli occhi, per dimostrarci il suo affetto». Alla domanda se ha perdonato gli assassini di suo marito, Franca Evangelista ha risposto: «Perdonare? No, ho preferito ignorarli. Hanno pagato con il carcere la loro colpa. Un giorno ne risponderanno a Dio».

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