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Sutera, l’emorragia delle nascite viene frenata grazie ai migranti

SUTERA. Destinato a scomparire si salverà grazie ai migranti. La storia che arriva da Sutera, minuscolo borgo nisseno, bilancia l’amarezza per la consapevolezza di una condanna che fino a ieri sembrava inesorabile.

Un’emorragia inarrestabile, uno spopolamento lento e spietato, una marcia verso la fine, verso la scomparsa definitiva. Ma probabilmente Sutera si salverà e se ciò accadrà sarà grazie a bimbi provenienti da famiglie le cui origini affondano oltre il Mediterraneo.

Quello stesso mare che i genitori hanno dovuto affrontare in pericolose traversate per raggiungere l’Italia. Nel 2016 i bimbi nati a Sutera sono stati 6, 4 dei quali figli di richiedenti asilo. Per la prima volta nella sua storia, il numero dei nati “indigeni” è stato superiore a quello degli stranieri.

Solo due le coppie suteresi che hanno messo al mondo dei bambini, un dato mai registrato che dà la misura di un borgo che tende a morire ma che potrebbe essere salvato proprio dagli “ospiti” provenienti da paesi poveri e sconvolti da guerre. Negli ultimi decenni l’emigrazione ha letteralmente sventrato il paese, la disoccupazione ha spinto i giovani, completati gli studi, a farsi le valigie e andare via lontano.

Il numero degli abitanti oramai è sceso a 1300 anime, per la stragrande maggioranza anziani. Il dato più inquietante è che il numero dei morti è quattro volte superiore a quello delle nuove vite. Venti i defunti registrati all’anagrafe mentre sono 6 i nati di cui 4 dal cognome impronunciabile. Il futuro, all’ombra del monte San Paolino, oramai parla una lingua che non è quella di Dante.

Il paesino, che compone pure l’esclusivo club de “I borghi più belli d’Italia”, da qualche anno ospita un progetto Sprar per l’accoglienza dei rifugiati e dei richiedenti asilo gestito dall’associazione I Girasoli. Una quarantina le persone, una decina le famiglie provenienti da Gambia, Nigeria, Pakistan e Nepal. Vite perfettamente inserite. Bambini con la pelle olivastra sono diventati i nipotini di un’intera comunità. Religione, cultura, lingua non sono fattori discriminanti, ma anzi. Un esempio straordinario di integrazione che oramai richiama i media non solo italiani, assurgendo Sutera ad un esempio da menzionare. Tv e giornalisti accorrono per raccontare come un minuscolo paesino nisseno, condannato alla morte, si stia salvando grazie a coloro che gli stessi suteresi considerano ospiti e non diversi. Persino il Time ha dedicato un ampio reportage al paese abbarbicato alla montagna che sembra aggrapparsi alla roccia per non scomparire. Perché la storia di Sutera è una storia che vale la pena raccontare.

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