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Dragaggio al porto, il Comune contro la Regione

GELA. Una conferenza dei gruppi consiliari per stilare un documento unitario di dissenso da inviare al governatore della Sicilia, Rosario Crocetta, e un sit-in di protesta da effettuare nei prossimi giorni davanti a Palazzo d’Orleans, a Palermo. Sono queste le decisioni prese, dopo quattro ore di dibattito, dal consiglio comunale di Gela, disturbato due volte dalle accese contestazioni del pubblico, nella seduta straordinaria sul ripristino dell’agibilità del porto-rifugio.
Al centro della controversia sorta tra sindaco di Gela e governo regionale c'è la sollecitazione giunta da Crocetta al primo cittadino, Domenico Messinese, di adottare un’ordinanza indifferibile per consentire lo scavo di un corridoio della larghezza di 4 metri che ripristini la navigabilità dell’imboccatura dello scalo marittimo gelese, in attesa degli esami di caratterizzazione della sabbia che dovrà essere dragata in tutto il bacino, chiuso da mesi. Il carattere d’urgenza sarebbe dettato dalla impossibilità dei mezzi della Capitaneria di entrare e uscire dal porto, facendo venir meno il presidio di sicurezza per fronteggiare emergenze, terrorismo, immigrazione.

Il sindaco, temendo che i costi vengano caricati al Comune, non intende emettere alcun provvedimento, malgrado i consiglieri comunali di quasi tutti i gruppi lo abbiano sollecitato a farlo. Contrario il M5s che chiede di procedere con la regolare procedura di gara, sostenendo che «se un’ordinanza urgente va firmata essa deve essere di competenza del presidente Crocetta».
Alla riunione consiliare hanno partecipato esponenti del comitato civico per il porto e il direttore regionale della Protezione civile, Calogero Foti, che su invito del presidente dell’assemblea, Alessandra Ascia, ha risposto alle richieste di chiarimenti dei consiglieri. Durante la seduta, una ventina di operatori portuali hanno contestato i consiglieri al grido di "sono 20 anni che ci prendete in giro, dimettetevi, avete rovinato la città». La riunione è stata sospesa per un quarto d’ora e chiamati rinforzi di polizia. Alla ripresa, c'è stata la protesta di un commerciante ittico che, al grido di «vergogna», ha denunciato la chiusura del suo stabilimento con un danno subito di 20 milioni, a causa dell’inagibilità del porto.

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