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Imprenditore vittima di usura a San Cataldo chiede aiuto al presidente della Repubblica

PALERMO, 6 FEB - «Chiedo il vostro autorevole intervento per evitare che la mia casa e gli immobili di proprietà dei miei suoceri, non vadano venduti all’asta e, finalmente, sia posta fine alla lunga e travagliata vicenda che mi vede coinvolto, insieme alla mia famiglia». Lo scrive al Capo dello Stato e al commissario straordinario del Governo per le iniziative antiracket, Salvatore Mastrosimone, imprenditore edile di san Cataldo, che ha subito usura ed estorsione aggravata dal metodo mafioso.

Le sue denunce hanno portato alla condanna di due persone rispettivamente a 1 anno e 8 mesi di reclusione e la confisca di 259.000 euro e a 3 anni di reclusione con la confisca di 176.000 euro, entrambi condannati, inoltre, al risarcimento dei danni.

«Dopo 16 anni di inaudite e disumane peripezie burocratiche - scrive l’imprenditore - chiedo che il commissario straordinario per le iniziative antiracket ed antiusura, nonché ogni altra autorità che abbia seriamente a cuore le sorti di chi è rovinosamente incappato nelle maglie dell’usura e dell’estorsione, riesamini le richieste di indennizzo presentate alla prefettura di Caltanissetta e già seguite da provvedimenti del commissario straordinario per le Iniziative Antiracket ed Antiusura che sono sbagliati e vanno modificati».

Mastrosimone si dice stanco di aspettare un indennizzo che è previsto dalla legge ma non arriva e si è rivolto al presidente della Repubblica per evitare che la propria casa e quella dei suoceri, che gli avevano fatto da garante per mutui e prestiti, non vadano vendute all’asta. A giorni, infatti, gli immobili potrebbero definitivamente essere espropriati per pagare i debiti contratti con le banche e mai potuti saldare per via delle lungaggini burocratiche, per certi versi paradossali, alle quali è andato incontro per ottenere i benefici per le vittime di estorsione e usura.

L’imprenditore lamenta che «a fronte di una domanda di mutuo di 290.000 euro, presentata il 30 settembre 2002 e una richiesta di anticipazione di 120 mila euro, l’8 marzo 2006, gli sono stati concessi 41.400 euro: importo assolutamente insufficiente non solo ad affrontare qualsiasi attività di recupero dell’azienda, ma anche a proseguirne una stentata esistenza, stante che l’importo è vincolato al piano di investimenti depositato all’Ufficio Territoriale del Governo di Caltanissetta, che prevedevano un indennizzo di gran lunga superiore».

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