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"Chiedeva soldi promettendo lavoro", chiesta una condanna a Caltanissetta

CALTANISSETTA. Soldi per un lavoro che non c’era. Quattrini incassati con la promessa di un posto nel mondo della security. Tutto falso. Di vero, per l’accusa che ieri ne ha sollecitato la condanna, vi sarebbe stato solo l’imbroglio. Quello che avrebbero subito un manipolo di aspiranti agenti di un’agenzia di investigazioni e sicurezza.

E adesso il pm ha chiesto che la sospetta mente di questo raggiro sia giudicata colpevole. È di un anno e quattro mesi la richiesta di pena avanzata a carico del quarantottenne Salvatore Di Rosa (difeso dall’avvocato Santo Lucia) finito sul banco degli imputati per rispondere dell’ipotesi di truffa continuata. E ieri il pubblico ministero Ines Termini, al termine della sua requisitoria, ha chiesto al giudice Valentina Amenta che sia sancita la piena affermazione di responsabilità dell’imputato.

Richieste alle quali si sono associate anche le parti civili, quattro tra i raggirati (assistiti dagli avvocati Massimiliano Bellini, Maria Ricotta, Calogero Buscarino e Salvatore Tona), due di loro sono marito e moglie, anche se in questa inchiesta sono qualcosa come undici le parti lese. Ma sette di loro hanno preferito non andare oltre.

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