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Il sindaco di Gela si appella a tutte le forze politiche: lavorare insieme per il bene della città

Domenico Messinese

GELA. «Amministrare Gela, non è facile». Lo scrive il sindaco, Domenico Messinese, in una lettera aperta alla città e ai partiti, con la quale ammette che da solo, senza l’appoggio delle forze politiche, lui che è «stato subito abbandonato dal M5s», non potrà mai farcela.

«Oggi - ammette il sindaco - è più che mai necessario un momento di riflessione comune da parte di tutti i protagonisti della politica gelese, ed è per questo che a brevissimo chiederò ai partiti ed ai movimenti rappresentati in consiglio comunale, ai singoli consiglieri indipendenti, ai deputati della provincia, di avviare quel dialogo costruttivo per lavorare in sinergia, volta a dare una spinta propulsiva che riduca i tempi per la risoluzione di grandi temi, come il lavoro, la gestione dei rifiuti, la riconversione industriale, il miglioramento dei servizi sanitari».

Eletto nel giugno del 2015, Messinese fu espulso dopo sei mesi da Beppe Grillo perché non avrebbe ridotto i compensi di sindaco e assessori e soprattutto non avrebbe rimesso in discussione il protocollo d’intesa con il quale al ministero dello sviluppo economico fu decisa, nel novembre del 2014, la riconversione green della raffineria dell’Eni.

Il sindaco, solo, senza maggioranza, in consiglio, ha modificato tre volte la sua giunta ed è «sopravvissuto» a due «mozioni di sfiducia», grazie a machiavellismi politici.

«Ho sempre agito con responsabilità e amore verso la mia città - tiene a precisare, Messinese - cercando di risolvere vecchi e nuovi problemi, da quelli ordinari a quelli più gravi come l’alta esposizione debitoria dell’ente, l’inadeguatezza dei servizi sanitari, la chiusura improvvisa dello stabilimento petrolchimico e il risanamento ambientale».

Ma ci sono ancora due anni alla fine del mandato e Messinese propone una giunta di salute pubblica appellandosi «all’alto senso del dovere di tutti, che prevalga sulle logiche conflittuali» e faccia in modo che «quelle risorse economiche, da sempre preannunziate ai più alti livelli istituzionali, non rischino di venire dirottate in altri siti di crisi».

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