MILANO. Countdown ormai al termine. Il grande giorno è arrivato. Da oggi, un “pesciolino d’aprile” di rosso vestito è pronto al grande salto. Sarà un “pesce d’aprile”? Boris, reduce da tre anni di successi come serial cult del canale Fox di Sky, sceglie di abbandonare la “monnezza” televisiva e tentare il tutto per tutto verso una cinematografia più seria. E così che specularmente si avvicendano protagonisti e attori, tra regia vera e regia “secondo una parte”. Cinema nel cinema insomma, scatole cinesi di un mondo fatto di risate ma intriso di retrogusto amaro che riflette la società di oggi in tutte le sue angolature. Attraverso battute esilaranti di pseudo attori che si credono bravi ma di fatto assolutamente incapaci di recitare, registi e direttori della fotografia disillusi, che si adeguano a poco a poco allo scarsissimo livello richiesto dal mercato, si intreccia la trama fatta di risate intrise di riflessione su temi che attanagliano la società di oggi, quali il precariato, la disoccupazione, le raccomandazioni. È la tragicommedia della vita che sotto i panni della commedia portano a una riflessione seriosa. “Dopo la tv, c’è il cinema e dopo il cinema la radio e poi la morte”, cantano Elio e le storie tese nella canzone che fa da sigla al film. La pellicola, una sorta di tragicommedia pirandelliana, diretta da Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre e Luca Vendruscolo, ruota attorno al regista televisivo René Ferretti, che dopo l'ennesimo progetto scadente decide di abbandonare tutto pur di coronare il sogno di fare finalmente un film di qualità. Dopo mesi di inattività arriva finalmente l’insperata possibilità di girare un film d’autore, un progetto alla “Gomorra”. Il carrozzone cinematografico porta con sé molti personaggi conosciuti in questi tre anni nella serie tv , ovviamente costretti dentro i tempi del grande schermo. Tra questi la bella Karin Proia, scoppiettante personaggio “le cosce”. A noi di gds.it, risponde:
Chi è Karin in Boris? “Nella serie Karin è un’attrice molto volgare, bramosa di sesso e che si concede facilmente pur di lavorare nel mondo dello spettacolo. Viene chiamata dalla rete per interpretare il commissario di polizia Sandra Gusberti nella soap opera intitolata “Occhi del cuore 2”, ma soprattutto per introdurre l’elemento “cosce” nella soap, allo scopo di alzare gli ascolti. Al cinema invece Karin è solo una “citazione” della serie. I personaggi di Boris portati sul grande schermo sono davvero molti e nell’arco del minutaggio del film non c’era tempo per approfondire tutte le figure. E sempre per lo stesso motivo, sono stati necessari tantissimi tagli perché il materiale girato era veramente molto”.
Tu pure sei disposta a tutto pur di sfondare?
“No! Non potrei mai, per mancanza totale di propensione, per carattere e perché ho sempre pensato che in un viaggio più che la meta bisogna godersi il percorso per raggiungerla. E parlando di meta non mi riferisco solo alla popolarità, che fine a sé stessa considero ben poca cosa, ma soprattutto alla realizzazione completa della persona”.
Un film di pirandelliana memoria?
“Perché no. In fondo sono tutti personaggi in cerca d’autore, attori in cerca di registi, registi in cerca di produttori, produttori in cerca di incassi!”
A cosa è dovuto secondo te il successo di Boris?
“Innanzitutto è merito di un’ottima scrittura, intelligente e ironica che fa ridere e fa riflettere allo stesso tempo, e poi alla capacità di scegliere degli attori giusti per i ruoli”.
Ti sei ispirata a qualcuno per interpretare questo ruolo?
“Non mi sono ispirata a nessuno in particolare. Mi sono limitata ad associare qualche battuta a qualche collega. Il risultato ai miei occhi assomiglia a un caricaturale mix di persone di cui non faccio il nome, ma tra cui ci sono anch’io, per lo meno nel modo diretto di dire le cose”. Cosa ti dicono i fan di Boris quando ti incontrano per strada?
“Il pubblico di Boris è un pubblico che mi piace molto. Alcuni sono discreti, altri mi investono con tormentoni tipo “famoli sogna’ sti italiani!” oppure “Te sto a parla’ de sensualità no de sarcicce!” ma soprattutto mi chiedono “chi ha sparato al conte?!”. E anche se finora non ho mai risposto so che prima o poi risponderò”.
Boris in televisione e Boris al cinema. Meglio o peggio?
“La cosa divertente sta nel fatto che nel Boris “televisivo” si mette alla berlina la televisione, nel Boris “cinematografico” il cinema e tutto ciò che ne consegue. Il regista Renè si trova lavorare con una troupe abituata a dei tempi diversi, molto più lenti, con attori addirittura bravi ma con altri difetti rispetto agli arroganti o incapaci della “monnezza” televisiva. Alcuni drogati, altri timidi e insicuri che, come ha detto all’ultima conferenza stampa uno dei tre autori-registi Giacomo Ciarrapico facendomi molto ridere, in fondo sono solo “diversamente tiranni”. E sempre per lo stesso motivo cui facevo riferimento prima, sono stati necessari tantissimi nel montaggio delle scene per il grande schermo, tagli perché il materiale girato era veramente molto e i tempi effettivi ridotti”.
Ma tu preferisci il cinema o la televisione?
“Preferisco il cinema, ma ad un brutto film preferisco la (rarissima) “buona televisione”. Ma soprattutto la mia aspirazione, da sempre, è quella di passare alla regia”.
I registi che preferisci?
“A parte i grandi che hanno fatto la storia del cinema, da De Sica a Fellini, da Hitchcock a Kubrick passando per Kurosawa e Bergman, mi piacciono molto registi come Tim Burton, Zhang Yimou, Guillermo del Toro. Amo il cinema di genere. Certamente io come regista non sarei così “gotica” come Burton, ma tenderei comunque al “fantastico”.
Cos’altro bolle in pentola?
“C’è in uscita un film televisivo, esordio alla regia di Diego Abatantuono insieme ad Armando Trivellini, che si intitola “Area Paradiso”. E’ la storia di un gruppo di amici che lavora in un autogrill. Quando questi vengono informati che l’autogrill sta per chiudere, inventano mille stratagemmi pur di rimanere aperti. Oltre a Diego Abatantuono, che è anche interprete, ci sono Ale e Franz, Rosalia Porcaro, Ricky Memphis e tanti altri bravi attori comici”.