ROMA. Ugo Gregoretti dimostra una cosa. Si resta ancora più giovani anche a 84 anni (questa la sua età) se non ci si prende troppo sul serio. E così oggi al Bif&st, durante la sua lezione di cinema al Teatro Petruzzelli dopo la proiezione del suo film d'esordio "I nuovi angeli", diverte, fa pensare e parla di futuro. Queste alcune voci del modo di vedere il mondo dell'autore tv di "Controfagotto", "Il Circolo Pickwick", e "Romanzo popolare".
FUTURO - Facendo i scongiuri fino all'ultimo giorno, sto per fare un film a basso costo, senza divi e purtroppo considerato difficile, pur essendo da ridere dall'inizio alla fine. Si tratta di una trasposizione-riduzione di un mio libro che non è altro che la mia autobiografia comica che si chiamava "Finale aperto". Questo libro è stato poi ristampato con il titolo "La storia sono io" che sarà anche quello del film. Ho quasi 84 anni e devo dire che di storia ne ho vista. Cosa era quel libro e cosa sarà questo film? Sarà il ritratto di un perfetto cialtrone, la mappa esatta delle mia cialtroneria congenita e inguaribile. Un monito per tanti miei colleghi che si auto-monumentalizzano, io invece ho fatto un anti-monumento. Un esempio: non si parla mai delle mia attività professionale, ma solo della storia di un uomo qualunque che, come diceva Goldoni, è nato sotto l'influsso di una stella comica.
DEBUTTO - A Moravia non piacque il mio esordio al cinema con "I nuovi angeli", ma il film ebbe una un'accoglienza notevolissima. Rossellini chiese di presentarlo alla prima edizione della Semaine de la Critique del Festival di Cannes, ma poi incorse in un diktat Anica che era in polemica con il festival e non se ne fece nulla.
FILM - Perchè ho girato così pochi film? C'è un motivo. Per molti ero un miserabile rospo che usciva dal pantano maleodorante delle disprezzatissima tv, osando fare un salto nell'Olimpo del cinema.
SANTA CHIARA - Quando sono entrato in Rai (Gregoretti non nasconde, grazie a un'ingombrante raccomandazione) mancava il Santo protettore dell'azienda. Era arrivata a Viale Mazzini una lettera di Monsignor Montini che diceva come Pio XII avesse espresso, con lungimiranza, questo desiderio. Così mi dissero: "Lei dovrebbe leggere un po' di vite di santi. Si faccia comprare una dozzina di vite di santi e trovi qualcosa". Cominciai a leggere e trovai quasi subito un miracolo che riguardava Santa Chiara e San Francesco. Così alla fine proposi proprio quel miracolo, ovvero il fatto che Santa Chiara, nella sua nuda cella conventuale, vide proiettate sul muro le immagini dell'agonia di San Francesco. Lei, pensai, ha inventato la presa diretta in tempo reale. A Pio XII la cosa piacque molto.
SINISTRA E TV - Era un morbo generalizzato il disprezzo delle tv da parte degli ambienti culturali. Una cosa vera anche oggi. Io ho vissuto le conseguenze di questo disprezzo, perchè venivo proprio da quell'ambiente. Ho smesso di fare cinema anche per questo: mi hanno convinto di non essere capace di farlo.
RO.GO.PA.G - Nel mio episodio c'era uno straordinario Ugo Tognazzi; c'era poi quello di Pasolini che era La ricotta, poi quelli di Godard e Rossellini. Il titolo di questo film a più voci era stato fatto dal ragioniere di produzione che aveva unito semplicemente le iniziali dei registi. Pier Paolo Pasolini per l'episodio de La ricotta venne condannato per vilipendio della religione e poi amnistiato; la pellicola tornò così sugli schermi con un nuovo titolo imposto. Scegliemmo "Laviamoci il cervello", un titolo che però non ricorda nessuno.