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Matt Dillon al Taormina Film Festival "Viva la tv e la musica di Cuba"

TAORMINA. Da erede di James Dean ai film d'azione, fino al ruolo più difficile, quello del poeta Charles Bukowski. Matt Dillon al Taormina Film Fest, dove ha tenuto una Tao-class, risponde con semplicità alle domande e parlando del futuro ha raccontato come sia coinvolto in una serie tv  diretta da Night Shymalan dal titolo "Wayward Pines" e, in qualità di regista, in un docu su un cantante cubano, El Grand Fellove. Esordio alla grande con il volto di "Rusty il Selvaggio" e poi nei "Ragazzi della 56a strada", tutti e due a firma di Francis Ford Coppola, per questo attore, regista e produttore nato New Rochelle (New York) il 18 febbraio 1964. Ecco, per temi, gli argomenti toccati dall'attore.


RECITAZIONE. Credo si tratti di trovare un buon personaggio da interpretare. Questa è la cosa più importante. Io ho fatto tante cose diverse, ma mai per stare sotto i riflettori, casomai per girare lo specchio verso la gente. Vorrei portare nella recitazione una parte di verità, se ci riesci allora per me va bene.


HOLLYWOOD. Ero molto giovane quando ho iniziato a lavorare negli anni '80. Ho assistito a tanti cambiamenti dell'industria cinematografica . Oggi, ad esempio, la tv è più interessante del cinema. Parlando di cambiamenti, negli anni '70 Paul Newman diceva con una certa ironia che le star di allora erano solo "Lo squalo" e "Star Wars".


COMMEDIA. Mi ha divertito fare una commedia come "Tutti pazzi per Mary". È un film che rivela tanti elementi della natura umana. La commedia è verità. Credo che anche "Factotum" (film dedicato alla figura di Bukowski) è in fondo una commedia malinconica.


PARABOLA. È molto importante la parabola in un personaggio. Nel caso di "Crash" sono un poliziotto un pò macho che scopre alla fine qualcosa di nuovo su sè stesso.  Anche Bukovsky ha la sua parabola.  Era irriverente, ma leggendolo a 20 anni di distanza ho scoperto altre cose, come la sua grande sensibilità. 


CINEMA ITALIANO. Conosco Fellini e Pappi Corsicato del quale sono amico. Ho visto "La Grande Bellezza", è un film piuttosto potente, con un personaggio straordinario che ha scritto un solo libro e che a 65 anni decide di fare solo le cose che gli piacciono.


COPPOLA. Quando ho lavorato con lui facevo parte di quelle persone che lo consideravano un dio. Francis mi ha insegnato ad aver fiducia in me stesso e a rubare dagli artisti più bravi.


FUTURO. Ho appena finito di girare una miniserie tv, "Wayward Pines" (serie basata sull'omonimo best seller di Blake Crouch, Ndr). In qualità di regista ho scritto un documentario sulla musica afrocubana. Esattamente, è la storia di un cantante cubano, El Grand Fellove, che si era rifugiato in Messico negli anni '80. Dieci anni fa avevo già iniziato a girare le prime immagini del documentario, che ora sono pronto a riprenderlo.

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