CALTANISSETTA. Nelle mani del Gip il dossier a carico di cinque medici indagati per omicidio colposo sull’onda del suicidio in carcere di un detenuto. Sarà il giudice a stabilire da che parte penderà l’ago della bilancia. Se verso la procura che per la seconda volta ha proposto l’archiviazione del caso o, piuttosto, dall’altro lato, quello dei familiari della vittima (assistiti dall’avvocato Massimiliano Bellini) che di contro hanno chiesto nuove indagini o, spingendosi oltre, anche l’imputazione coatta.
Una partita giudiziaria tutta da giocare. E che ruota attorno all’estremo gesto compiuto in carcere dal quarantaseienne Giuseppe Di Blasi, trovato ucciso nella sua cella del «Malaspina» il pomeriggio del 27 dicembre 2011. I suoi familiari hanno sempre posto sul tappeto la precarie condizioni di salute del detenuto. Che nel periodo di detenzione aveva pure perso parecchio peso. Di Blasi, al momento del suo ingresso in carcere per scontare una condanna, pesava infatti oltre cento chili. Ma nel giro di nove mesi si sarebbe smagrito perdendo oltre venticinque chilogrammi.
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