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Processo «Sofige» a Gela, la Dda chiede tre condanne

Cadono le aggravanti mafiose per i due fratelli titolari di un’azienda di autotrasporto e l’ex amministratore della banca per le presunte operazioni finanziarie illecite

GELA. Tre pesanti condanne chieste dal pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta Luigi Leghissa ma cadono le aggravanti mafiose nei confronti di due fratelli titolari di un’azienda di autotrasporto e dell’ex amministratore giudiziario della stessa società. Così, il magistrato della Dda, a conclusione della sua requisitoria, ha chiesto la condanna a quattro anni e nove mesi di reclusione ciascuno per i due fratelli finiti a processo. Sei anni di reclusione, invece, è la richiesta per l’ex amministratore giudiziario.

Assoluzioni, invece, sono state indicate per altri tre imputati, si tratta degli anziani genitori dei fratelli titolari della società e di un esponente locale del gruppo della stidda. In base alle contestazioni mosse dai magistrati della Dda, i conti corrente del gruppo societario sarebbero stati al centro di una serie di operazioni finanziarie destinate a trasferire ingenti somme verso i conti personali degli imputati. Inoltre, a conclusione delle indagini, emerse la presunta mano del gruppo della stidda che avrebbe, in maniera occulta, gestito questi movimenti di denaro. Adesso, però, il pm Leghissa ha escluso qualsiasi aggravante mafiosa nei confronti degli imputati. Allo stesso tempo, ha sottolineato come le operazioni finanziarie siano state effettuate in violazione della normativa che regola la gestione dei fondi economici nelle aziende sotto sequestro. Il gruppo d’autotrasporto, infatti, aveva subito un sequestro preventivo. Nonostante ciò, stando alle accuse, dai conti corrente dell’azienda sarebbero stati movimentanti almeno duecentomila euro, passati a quelli dei genitori dei due fratelli finiti a processo.
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