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Morte sospetta in sala operatoria al Sant'Elia, esperti discolpano un chirurgo

CALTANISSETTA. Gli esperti discolpano due chirurghi sotto accusa per omicidio colposo. Accusa legata al decesso in ospedale della pensionata settantunenne, Maria Cristina I., deceduta nell'estate di sei anni fa. E per questa morte sono finiti sul banco degli imputati i medici Michele Cammarata e Francesco Scaffidi (avvocati Sonia Tramontana, Giacomo Butera e Dario Giambarresi) i soli, in un lotto di cinque inizialmente indagati, a finire in giudizio. La donna è deceduta dopo avere subito tre interventi chirugici all’ospedale «Sant’Elia». La prima volta è giunta al pronto soccorso nell’aprile del lontano 2009 per dolori all’intestino. E da quel momento in poi è iniziata una odissea che nel luglio successivo s’è chiusa tragicamente con la morte della paziente.

Ieri, al cospetto del giudice David Salvucci, hanno testimoniato il docente universitario di chirurgia generale servizio oncologico, Nello Grassi e Pierangela Fleres nominati dalla difesa di Cammarata. I due consulenti, dopo un’attenta disamina tecnica del caso clinico, sono poi giunti alla conclusione che la causa del decesso sarebbe riconducibile a un carcinoma peritoneale già in corso da tempo, e che avrebbe determinato le complicazioni che poi avrebbero causato la morte della paziente. Mentre giusta sarebbe stata la scelta di Cammarata d’intervenire immediatamente chirurgicamente per una occlusione intestinale. E Pierangela Fleres ha pure aggiunto che il consulente della procura avrebbe interpretato in maniera erronea l’intervento chirurgico. Per i due esperti della difesa, in sostanza, quel carcinoma non sarebe stato rilevabile macrosopicamente, ma solo attraverso un’accuratissima analisi microscopica.

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