SANTA CATERINA. Non dissero il vero su una imboscata. Anzi, avrebbero fornito un alibi ad uno degli imputati. Questo il teorema della Procura che ha trasformato due testimoni, di un vecchio processo per tentato omicidio, in accusati. Già perchè i due, deponendo allora in aula al processo che ne è derivato, avrebbero asserito che uno dei coinvolti in quella vicenda, la notte del fallito agguato si trovava in casa. Così da fare piovere sul loro capo l’ipotesi che abbiano mentito ai giudici. Pende su Domenico R. e Salvatrice R. (difesi, rispettivamente, dagli avvocati Salvatore Vizzini e Giuseppe Panepinto), entrambi di Santa Caterina, a carico dei quali la procura nissena ha contestato l’ipotesi di falsa testimonianza. L’avrebbero resa al processo che poi ha preso le mosse da una imboscata scattata la notte del primo agosto del lontano 2007 lungo la strada statale «121» Santa Caterina-Marianopoli. Quella notte un commando ha prima sparato contro l’auto di una coppia di agricoltori, Calogera Coffaro e Raimondo Di Marco e poi contro il ”suv” dei genitori di quest’ultimo, Salvatore Di Marco e Giuseppina Pace. Al momento dell'imboscata Raimondo Di Marco era in auto con moglie e figlia. Ma d’improvviso, la sua Fiat «Uno» è stata raggiunta da alcuni colpi d’arma da fuoco. ALTRE NOTIZIE SUL GIORNALE DI SICILIA IN EDICOLA OGGI