SUTERA. Sarà il tribunale a decidere se siano beni in odor di mafia o no. Se il patrimonio di colui che è indicato come il boss di Sutera sia lecito o meno. Per la procura assolutamente no. E ieri pomeriggio il pm della «Dda» Stefano Luciani ne ha chiesto la confisca. Esortando il tribunale a sottrarne la proprietà all’imprenditore di Sutera, Antonio Calogero Grizzanti e ad i suoi familiari (assistiti dagli avvocati Pietro Sorce e Salvatore Carruba). La stessa accusa ha più volte rimarcato come i collaboranti indicherebbero Salvatore Grizzanti - padre di Antonio Calogero - come «uomo d’onore della famiglia di Sutera». Come dire, per i magistrati, che l’origine illecita dei possedimenti dei Grizzanti proverrebbe da lontano, nel tempo. Sul piatto della bilancia vi sono beni mobili e immobili che l’accusa ha stimato superino, quanto a valore, il tetto dei due milioni di euro. Ma non è tutto.
Lo stesso pm ha proposto pure 5 anni di sorveglianza speciale a carico dell’imprenditore. Queste le richieste girate ieri al tribunale misure di prevenzione (presieduto da Antonio Balsamo). Di contro i legali della famiglia Grizzanti hanno sollecitato l’immediata restituzione del patrimonio, asserendo che la provenienza è assolutamente dimostrata e lecita e, parallelamente, è stato esortato il rigetto della misura personale, ovvero la sorveglianza speciale. Lo stesso imprenditore, rendendo dichiarazioni spontanee, la scorsa udienza ha evidenziato come sulla sua famiglia pendano da tempo diverse procedure esecutive per beni che già le banche sarebbero sul punto di requisire. È lo spaccato che ricalca, inevitabilmente, il naturale gioco delle parti.
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