CALTANISSETTA. Loro quei soldi li avrebbero versati a titolo di ”bustarella, mentre l’altro li avrebbe incassati per rimodulare verso l’alto i costi. Quelli dell’appalto milionario legato realizzazione della diga Disueri. Così, nel concreto, si traducono un paio di sentenze legate al maxi scandalo. Una, in appello, emessa ieri nei confronti di presidente e amministratore delegato della società che s'è aggiudicata l'appalto poi finito nella bufera, e un’altra emessa di recente dalla Cassazione nei confronti di un funzionario del Genio civile che i soldi versati dagli altri due, almeno una tranche, li avrebbe incassati. In appello, confermata ieri la pena a un anno e otto mesi ciascuno agli imprenditori Luigi e Ferdinando Masciotta (difesi dagli avvocati Giacomo Butera e Giovanni Di Benedetto) tornati alla sbarra per corruzione aggravata. La Suprema Corte, invece, ha cristallizzato la condanna a un anno, un mese e dieci giorni comminata a un funzionario del Genio Civile, il sessantunenne Santo Giusti (difeso dagli avvocati Giovanni Lo Re e Stefano Polizzotto) pure lui accusato di corruzione per la stessa gara. ALTRE NOTIZIE SUL GIORNALE DI SICILIA IN EDICOLA OGGI