SAN CATALDO. «Ascoltami bene quello che ti dico. Cosa sei andata a fare lì, a divertirti o a lavorare?». Non si facevano eccessivi scrupoli a redarguire una ragazza se questa, designata ad animare una serata per quindici persone, arrivata al dunque, provava vergogna a spogliarsi di fronte a decine di maschi. A pronunciare quella frase Carmelo Gisabella uno dei diciotto arrestati e ritenuto tra i personaggi cardine, sul versante dello spaccio e dello sfruttamento della prostituzione, dell’operazione Kalyroons. All’epoca, siamo nel 2009, la giovane romena a cui si fa riferimento nelle intercettazioni telefoniche aveva da poco compiuto sedici anni. Nell’occasione fu mandata ad una festa di addio al celibato alla quale, appunto, avrebbero preso parte circa quindici persone. La prestazione della ragazza consisteva in uno “spettacolo” improvvisato, per il quale le sarebbe stata corrisposta la somma di 200 euro, e dopo, secondo quanto si sente nelle intercettazioni telefoniche, chi andava con lei avrebbe pagato “a parte”. A colpire gli investigatori è il cinismo con il quale gli interlocutori delle varie telefonate si riferiscono alla ragazza, definita anche “capra”, che veniva considerata un oggetto del quale disporre a piacimento. Anche un avvocato dell’agrigentino avrebbe avuto rapporti con qualcuna delle giovani rumene del giro gestito dall’organizzazione. Il professionista, dopo aver preso accordi telefonici con Gisabella, sarebbe arrivato a sborsare anche quattrocento euro per trascorrere l’intera notte con una ragazza. Leggi la versione integrale e le altre notizie in edicola o sul giornale digitale CLICCA QUI