CALTANISSETTA. I quattrini li avrebbe chiesti ma senza macchiarsi di estorsione. È in tal senso che pare ”leggersi” la sentenza emessa nei confronti di un imprenditore che è finito sul banco degli imputati per rispondere di presunte richieste estorsive. Che avrebbe avanzato - secondo l’accusa - nei confronti di una inquilina dello stesso stabile dove lui abita, in cambio del suo silenzio per presunte irregolarità in lavori di ristrutturazione che avrebbero riguardato l’intero stabile. Per tacere, secondo la tesi accusatoria, avrebbe preteso 25 mila euro. E alla fine l’imputato, il settantacinquenne Elio Di Prima, ne è sì uscito con l’affermazione di responsabilità ma non per estorsione e con una pena sensibilmente inferiore rispetto alle richieste del pm. Già, perché il giudice, tra le pieghe del suo pronunciamento, ha riqualificato il capo d’imputazione in tentato esercizio arbitrario delle proprie ragioni. Reato che si sarebe consumato nei confronti di Simona Angela Nicoletti (assistita dall’avvocato Davide Schillaci) che si è costituita parte civile nel dibattimento che ne è derivato dalla denuncia. Il pubblico ministero Calogero Fiorello al termine della sua requisitoria ha chiesto la condanna dell’imputato a 2 anni e 2 mesi per l’ipotesi di estorsione. Leggi la versione integrale e le altre notizie in edicola o sul giornale digitale CLICCA QUI