CALTANISSETTA. «Preferisco lavorare in nero! Non puoi andare avanti con il versamento all’Asp...perché rispetto a quello che tu esci, quello che io mi metto in tasca è una cosa ridicola». Lo ha affermato Vito Milisenna, mentre veniva intercettato, tentando di spiegare ad un collega la sua condotta. Il suo telefono era sotto controllo già da qualche tempo per via di un’altra inchiesta che vedeva il professionista sempre coinvolto in prima persona. Secondo quanto si legge dall’ordinanza emessa dal Gip Maria Carmela Giannazzo, infatti, si contestava al medico di avere «sfruttando anche il ruolo apicale rivestito in seno alla struttura sanitaria di appartenenza, posto in essere una vera e propria attività fraudolenta per confutare l’esito dell’esame alcolemico eseguito dalla Polizia nei confronti della figlia al fine di sottrarla alle conseguenze penali discendenti dall’accertato stato di ebbrezza in cui versava allorché si era posta alla guida della propria autovettura». In sostanza l’accusa è quella di aver indotto il collega, in servizio presso il pronto soccorso dell’ospedale Sant’Elia, ad effettuare un prelievo ematico alla figlia e uno a lui per poi operare la sostituzione delle provette, facendo analizzare la propria che aveva un tasso alcolemico pari a zero.