RIESI. È al movente passionale che guarda la difesa per il delitto di Riesi. Legato all’uccisione del possidente Francesco Maurici (familiari assistiti dagli avvocati Giacomo Vitello e Vittorio Lopresti) assassinato il 3 agosto di dieci anni fa. E adesso, su annullamento della Cassazione, sono alla sbarra, nell’appello ”bis”, l’imprenditore Carmelo Maurici (avvocati Vincenzo Vitello e Massimo Krogh) fratello della vittima e ritenuto il mandante, Gianluigi Volpe (avvocato Giampiero Russo) e Calogero Bellone (avvocati Vincenzo Vitello e Delfino Siracusano).
Ieri, dinanzi la corte d’Assise d’Appello di Catania, in un’arringa fiume di oltre quattro ore l’avvocato Vitello ha ripercorso l’intera vicenda. Con un affondo deciso sulla «inattendibilità del pentito Giuseppe Tardanico». Perché, secondo la difesa «la sua ricostruzione non è riscontrata da dati oggettivi». E sempre il legale ha rimarcato il «vizio di circolarità della prova già evidenziato dalla Cassazione», perché le dichiarazioni di Tardanico in due processi non sarebbero state riscontrate da fonti esterne.
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