CALTANISSETTA. Torna sul banco degli imputati sull'onda di un'inchiesta su pizzo e usura della Squadra mobile. Indagine dal nome in codice "Barbarossa" che, nel febbraio dello scorso anno, ha fatto scattare due ordini di custodia cautelare con il beneficio degli arresti domiciliari. Provvedimenti disposti allora dal Gip Francesco Lauricella su richiesta del pubblico ministero Sofia Scapellato. Le strade dei due coinvolti nell'operazione si sono poi divise per le differenti scelte processuali: uno ha optato per il giudizio abbreviato, attualmente in corso, l'altro ha scelto il rito ordinario. È il cinquantacinquenne Angelo Collodoro (difeso dall'avvocato Danilo Tipo) chiamato al cospetto del Tribunale presieduto da Antonio Napoli (a latere i giudici Alex Costanza e Claudio Emanuele Bencivinni) per rispondere delle ipotesi di usura e tentata estorsione. Quest'ultima ipotesi è legata alla presunta richiesta a un imprenditore edile, la cui denuncia ha poi fatto scattare l'indagine. A lui, secondo l'ipotesi accusatoria, nell'estate di tre anni fa avrebbero prestato soldi pretendendo poi in cambio la restituzione con una ingente rivalutazione.