CALTANISSETTA. Procedimenti congelati e in 200, ma anche più, restano con il fiato sospeso in attesa del pronunciamento della Corte Costituzionale prima e dei giudici nisseni poi. È un piccolo esercito di precari della scuola, nella sola Caltanissetta, che ha intentato causa al ministero dell’Istruzione. Per una sorta di class action, che dal punto di vista strettamente tecnico tale non è. Non è, infatti, un ricorso a questo strumento collettivo di tutela per scopi solo risarcitori, ma una levata di scudi per il giusto riconoscimento della dignità professionale acquisita dopo tanti anni di servizio nel limbo. Da precari più o meno storici. Con non meno di 10 anni di servizio a termine, ma si arriva anche al doppio e più. Centinaia di precari, in città, tra personale Ata e docenti (assistiti dall’avvocato Ivano Costa) si sono rivolti al giudice chiedendo, sull’onda del recente pronunciamento della Corte di giustizia europea, la trasformazione del proprio rapporto di lavoro da temporaneo e definitivo. «Caltanissetta – ha spiegato l’avvocato Costa - ha assunto una posizione d’attesa. Perché i magistrati della sezione lavoro ritengono opportuno aspettare una decisione della Corte Costituzionale che sta vagliando la legittimità della legge che prevede l’assunzione dei precari, sia personale Ata che docenti. E la decisione dovrebbe giungere tra febbraio e luglio del prossimo anno. In altri tribunali si è arrivato a una definizione del primo grado con poche sentenze di conversione del rapporto di lavoro, ma tante sul risarcimento del danno per cui emerge un orientamento un po’ ambivago tra i vari tribunali». Sullo sfondo v’è una sentenza della Corte di giustizia europea, nel frattempo emessa, che ha impartito direttive sulla illegittimità di queste procedure e sul diritto alla conversione che poi deve essere recepita dai giudici nazionali.