CALTANISSETTA. Chi più, chi un po’ meno, sarebbero stati reticenti finendo con il loro silenzio per trasformarsi in complici della mafia. È la sintesi del quadro accusatorio che pende su quattro imprenditori sospettati di avere taciuto, nel momento in cui sono stati convocati in procura, su presunte richieste estorsive ricevute da uomini delle cosche. Richieste che soltanto parecchio tempo dopo, un po’ a denti stretti, qualcuno tra loro avrebbe poi ammesso ma quando il dibattimento era già in atto. Ieri, per tutti e quattro è stata chiesta la condanna. Le proposte più severe sono cadute sul capo di Salvatore Tumminelli (difeso dall’avvocato Davide Anzalone) e di Antonino Paponelli (assistito dall’avvocato Salvatore Caruso) per i quali sono stati proposti 3 anni ciascuno di reclusione, senza la concessione delle attenuanti generiche e, in più, 5 anni d’interdizione dai pubblici uffici. Su Giuseppe Pastorello (assistito dall’avvocato Salvatore Daniele) e Gualtiero Riggio (assistito dagli avvocati Walter Tesauro ed Alberto Fiore) pende una richiesta di pena a 2 anni ciascuno ma, in questo caso, con la concessione delle attenenti generiche perché, seppur tardivamente, hanno poi ammesso in qualche modo di avere ricevuto ”pressioni” dalla mafia. Queste, nei ”numeri”, le richieste che ieri il pm Stefano Luciani, snocciolando dettagliatamente la sua tesi accusatoria per ogni singola posizione, ha girato al tribunale presieduto da Antonio Napoli (a latere Claudio Emanuele Bencivinni e Alex Costanza) che sta processando i quattro imprenditori per l’ipotesi di false dichiarazioni rese al pm con l’aggravante di avere favorito la mafia.