Caltanissetta

Lunedì 25 Novembre 2024

Omicidi di mafia, le rivelazioni del pentito Tardanico

CALTANISSETTA. «Tra il 1992 e il 1998 ho ucciso Michele Fantauzza e ho preso parte al tentato omicidio Pistone... ma inizialmente non mi sono accusato di delitti del 2004, del delitto Maurici, del rumeno e di Felice Bordonaro ucciso il 14 marzo 2004». Lo ha rimarcato al bunker Malaspina, da dietro un paravento, l’ex uomo di Cosa nostra, Giuseppe Tardanico, anima della frangia ribella che voleva defenestrare e uccidere i Cammarata per assumere il controllo e dal 2006 collaboratore di giustizia. «Nel 2004, 2005 - ha ribadito il pentito in tal senso - decidemmo di uccidere Francesco Cammarata per vari motivi, non per questioni economiche. Volevo ucciderlo perché c'erano stati equivoci con amici miei e quelli che facevano parte del gruppo da prima. Volevo prendere il posto di Cammarata, a Riesi, avevo queste intenzioni. Questa mia idea è nata nel 2004». È un passaggio della sua audizione sentito come imputato di procedimento connesso resa ieri nella veste d’imputato di procedimento connesso al processo per il delitto dell’imprenditore licatese, Francesco Ritrovato ucciso in contrada Desusino, a Butera, la mattina del primo giugno 2004. Alla sbarra vi sono il capomafia di Riesi, Francesco Cammarata, Gaetano Cammarata (difesi dall’avvocato Danilo Tipo) ieri presenti in aula e il collaborante Giuseppe Toscano (assistito dagli avvocati Francesca Denaro ed Enzo Guarnera) collegato in videoconferenza. I familiari della vittima (avvocato Gaetano Cardella) sono parte civile. Lui, Tardanico, ha ospitato pure il boss latitante: «Pino Cammarata è stato arrestato nel '98 a casa mia... era in una stanzetta sopra... una settimana prima lo aveva portato Buonprincipio». E tracciando uno spaccato mafioso ha chiarito che «dopo la mia scarcerazione e fino al mio arresto in Odessa i miei rapporti con il clan non erano buoni, non mi coinvolgevamo più. In quel periodo comandava Li Vecchi, poi è uscito Francesco Cammarata e comandò lui».

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