MAZZARINO. Colpevole e va condannata. Non ha avuto dubbi la procura di Gela nel chiedere ieri la condanna della donna che avrebbe tentato di gettare la proprio figlioletta nelle fogne con l’intenzione, poi, di togliersi la vita. Questo, almeno, il teorema accusatorio nei confronti di una mamma originaria di Riesi, la quarantaquattrenne I.T. (assistita dall'avvocato Vincenzo Vitello) accusata del tentato omicidio della figlioletta di dieci mesi. Reato che, peraltro, la stessa accusa ha ritenuto aggravato dal grado di parentela con la piccola e dai futili motivi.
E il pubblico ministero Elisa Calandrucci ne ha chiesto la condanna a 3 anni e 2 mesi, considerando la riduzione di un terzo sulla pena per la scelta del rito abbreviato, la concessione delle attenuati generiche prevalenti sulle aggravanti e, in più, il riconoscimento della semi infermità mentale della donna. Queste le richieste girate al giudice Paolo Fiore.
Di contro ha replicato l’avvocato Vincenzo Vitello che, nel ricostruire quei momenti, e sottolineando come la donna non avesse la benché minima intenzione nè di togliersi la vita e ancor meno di uccidere la figlia, ha proposto l’emissione di un verdetto assolutorio perché «il fatto non sussiste» o, in subordine, il minimo della pena. Questo, nel naturale gioco della parti, il quadro prospettato al giudice da procura e difesa.
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