CALTANISSETTA. Scambio di provette di sangue per tirare fuori dagli impicci la figlia risultata positiva all’alcol test. Questo lo scenario che ieri ha fatto scattare il processo a carico del direttore di Medicina legale dell’Asp, il cinquantanovenne Vito Claudio Milisenna (difeso dagli avvocati Emanuele Limuti e Dino Milazzo) e per la cinquantatreenne Maria Tumminelli (assistita dall’avvocato Diego Perricone) medico in servizio al pronto soccorso dell’ospedale «Sant'Elia». Con loro va a giudizio, ma con imputazione differenziata, anche la ventiduenne Costanza Maria Milisenna (avvocati Milazzo e Limuti), figlia del dirigente Asp. Ieri il gup Alessandra Giunta Bonaventura, accogliendo le richieste del pm Santo Distefano, ha disposto l’apertura di un procedimento a carico dei tre, fissandola per il 7 marzo del prossimo anno dinanzi il tribunale presieduto da Antonio Napoli. Le accuse nei confronti dei tre passano per una differenziazione. Ai due medici, seppur con un presunto ruolo di fondo differente, vengono contestate due ipotesi di induzione indebita a dare o promettere utilità, reato che secondo la tesi accusatoria sarebbe stato commesso in concorso e, in più, per entrambi con l’aggravante di averlo eseguito per occultarne un altro. Al solo Vito Milisenna, in una terza contestazione, sono stati addebitati dalla procura anche l’induzione in errore e la falsità ideologica in certificati commessa da persona esercente un servizio di pubblica necessità. Chiude il quadro Costanza Maria Milisenna che dovrà rispondere soltanto di guida in stato di ebbrezza.