SERRADIFALCO. Colpevoli di non avere riferito il vero al processo per un delitto a Serradifalco. Così il giudice David Salvucci ha ritenuto una coppia finita alla sbarra sull’onda di testimonianze rese dinanzi la corte d’Assise. È di 2 anni 4 mesi la pena inflitta alla settantatreenne Angela Luvaro originaria di Mussomeli e un anno e 8 mesi al cinquantaquattrenne Gaetano Lauricella Ninotta (difesi, rispettivamente, dagli avvocati Sergio Monaco e Ignazio Valenza) entrambi sul banco degli imputati per concorso in falsa testimonianza. Nella veste di parte civile si sono costituiti i familiari della vittima, l’agricoltore settantaduenne Angelo Anello (assistiti dagli avvocati Giuseppe Panepinto e Boris Pastorello), perché è in relazione al procedimento principale, per lo stesso delitto Anello, che s’è poi sviluppato quest’altro per falsa testimonianza. Angela Luvaro, ora condannata, è madre del possidente attualmente sotto processo dinanzi la corte d’Assise d’Appello di Catania perché accusato di avere ucciso lo stesso Anello. Delitto che sarebbe legato alla compravendita di un terreno che, secondo i pm, il compratore non avrebbe più pagato e nel momento in cui il proprietario ha reclamato i soldi sarebbe stato ucciso dall’altro. Secondo l’accusa, la donna avrebbe promesso denaro a Lauricella Ninotta perché dichiarasse una particolare circostanza nel momento in cui, il 23 giugno del 2009, è stato chiamato come teste in Assise. In quella circostanza il testimone sarebbe stato indotto a riferire che Anello, poi ucciso, nel 2003 gli avrebbe confidato di avere stipulato con il figlio della Luvaro l’atto definitivo di vendita di un vigneto in contrada Grottarossa. E in cambio di questa presunta falsità - sarebbe stata la promessa della donna - avrebbe ricevuto una ricompensa. Circostanza, quella della sospetta offerta di soldi, che secondo l’accusa Lauricella avrebbe prima rivelato a un ispettore di polizia, per poi tornare sui suoi passi deponendo come teste in Assise.