CALTANISSETTA. Sfruttamento di clandestini e riduzione in schiavitù. Sono le ipotesi che pendono su un imprenditore agricolo finito al centro di una vicenda giudiziaria che ha preso le mosse da un’ispezione effettuata dai carabinieri. Un vero e proprio blitz nella sua masseria di contrada Marcato D’Arrigo.
Quella che secondo l’accusa sarebbe appartenuta ad un cinquantasettenne (difeso dall’avvocato Davide Anzalone) il quale però ha replicato sostenendo che azienda e gregge, al momento del controllo dei militari, gli erano già stati sequestrati. In quel frangente, non distante da quell’azienda, gli stessi carabinieri avrebbero incontrato due fratelli (assistiti dall’avvocato Sandro Valenza) che si sono presentati come romeni - ma s’è poi scoperto essere di origini albanesi - che hanno raccontato di un padrone che li avrebbe sfruttati, facendoli lavorare per tantissime ore al giorno in cambio di pochi spiccioli e un riparo di fortuna. E avrebbero indicato con chiarezza colui che li avrebbe sfruttati.
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