CALTANISSETTA. Nessun colpo di spugna all’ordine di custodia cautelare a carico della ex direttrice dell’istituto penale minorile. Dopo il gip anche il tribunale del riesame ha rigettato l’appello avanzato da Alfonsa «Nuccia» Micciché (difesa dagli avvocati Raffaele Palermo ed Emanuele Limuti) agli arresti domiciliari dall’ottobre scorso perchè a lei i sostituti procuratori Luigi Leghissa e Davide Spina hanno contestato l’ipotesi di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di delitti contro la pubblica amministrazione. Perché sospettata di avere manipolato corsi professionali destinati ai giovani reclusi dell’istituto di via Turati che dirigeva, affidandoli a organizzazioni professionali ritenute compiacenti, in cambio di incarichi di lavoro in favore di suoi familiari o parenti.
Questo il quadro generale dell’inchiesta dei carabinieri, coordinata dalla procura, che poco meno di tre mesi fa ha fatto scattare cinque provvedimenti cautelari e tre avvisi di garanzia per le ipotesi, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di più delitti, ovvero abuso ufficio, falso in atto in pubblico e truffa contro la Pubblica amministrazione, corruzione e concussione per induzione.
Alfonsa «Nuccia» Micciché è stata raggiunta allora dal provvedimento cautelare a Milano, perchè era stata chiamata a dirigere l’istituto «Cesare Beccaria» nel capoluogo lombardo. Poi ha chiesto di essere autorizzata al trasferimento in città per rispondere ai magistrati nisseni. E nel successivo interrogatorio fiume ha ribattuto punto su punto tutte le contestazioni a lei mosse attraverso intercettazioni raccolte dagli inquirenti.
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