Caltanissetta

Mercoledì 27 Novembre 2024

Colpiti da ictus, due trentenni salvati al Sant'Elia di Caltanissetta

CALTANISSETTA. Due trentenni nisseni colpiti da ictus si sono presentati al Sant’Elia nel giro di un mese. Entrambi sono stati salvati e senza riportare alcuna disabilità grazie alla trombolisi endovenosa, una terapia che risponde a parametri rigidissimi e può essere praticata, entro quattro ore massimo dal presentarsi dei sintomi e solo su alcuni determinati pazienti. Ancora una volta il reparto di Neurologia, che dal 2006 è anche “Stroke Unit”, guidato dal primario Michele Vecchio, mostra di essere un’eccellenza in questo campo. «Finalmente anche in Sicilia la Regione si sta organizzando con una nuova rete Stroke che coinvolge i centri neurologici di riferimento, collegati in rete con il 118 e le aree di emergenza- spiega Michele Vecchio- Così è possibile assicurare in tempi brevi una diagnosi precoce e una terapia adeguata, grazie alla quale si prevede una diminuzione della mortalità e della disabilità del paziente colpito da ictus». L’ictus conta in Italia circa 200.000 casi ogni anno, di cui l’80% sono nuovi episodi e il resto recidive: è la terza (la seconda, stando ad alcune stime) causa di morte dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie (il 10-12% di tutti i decessi per anno si verifica dopo un ictus) e rappresenta la principale causa d’invalidità. «Saranno a breve individuati- continua il primario- cinque centri Hub: due a Palermo, uno a Messina, uno a Caltanissetta e uno a Catania, dove sarà presente la Neuroradiologia interventistica con la possibilità di effettuare l’escalation therapy, cioè trombolisi intra-arteriosa e trombectomia meccanica. Il caso dei due trentenni colpiti da ictus con gravi ripercussioni motorie all’inizio e rimasti in vita e senza alcuna disabilità grazie alla rete dello stroke (che ha determinato l’arrivo precoce in pronto soccorso, l’attivazione del neurologo in area di emergenza, l’esecuzione di tutti gli esami strumentali, il ricovero in stroke unit) ci mostra che una rete che funziona bene è indispensabile per ridurre il rischio e la mortalità».

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