CALTANISSETTA. Processo per il sospetto ladro di arnie. Lo stesso che poi s' è visto piovere sul capo un fermo, revocato dal giudice dopo l' ammissione di responsabilità nel successivo interrogatorio, per un precedente furto di altri alveari sempre nella stessa azienda. È il trentottenne di Delia, Giovanni Clizia (assistito dall' avvocato Gaetano Costa) uno dei presunti componenti la "banda delle api". Perché a due riprese, anche se gli episodi a tutt' oggi sono compresi in dossier totalmente differenti, sarebbero stato messi a segno raid in un' azienda di contrada Stincone al confine tra i territori di Serradifalco e San Cataldo. In realtà questo episodio, grazie all' intervento dei carabinieri che lo ha neutralizzato, è un tentato furto di 28 arnie. Mentre qualche giorno prima, nello stesso fondo, ne sono state rubate altre 15. Ma questo è un episodio al centro di un ulteriore fascicolo che ha pure inglobato, con altri coinvolgimenti quanto a presunti autori, anche una rapina con pestaggio in casa di un pensionato di Serradifalco. I fatti al centro di questa parentesi giudiziaria, che ha preso le mosse con il provvedimento restrittivo emesso un mese fa, sono legati agli esiti di una operazione dei carabinieri che da qualche giorno, in quel periodo, stavano effettuando pattugliamenti straordinari per i numerosi furti di rame in zone rurali. Durante quei controlli a un certo punto una pattuglia s' è imbattuta, in una zona di campagna, in un furgone con quattro persone a bordo. Tre di loro alla vista dei militari sono riusciti a fare perdere le tracce scappando a piedi per la campagna. Il guidatore no. E quando è stato intercettato vestiva ancora una tuta da apicoltore. A poca distanza i carabinieri si sono accorti che v' erano parec chi alveari - dopo la conta è stato verificato che erano 28 - poggiati sul terreno. Pronti, secondo la tesi accusatoria, per essere caricati su quel furgone. Ma il loro arrivo ha finito per mandare in fumo i piani. Il solo finito in trappola è stato arrestato per l' ipotesi di tentato furto. È stato avvertito il proprietario dell' azienda presa di mira e questi s' è reso conto che mancavano altri 15 alveari. Le indagini dei militari avrebbero poi appurato che erano stati rubati poche notti prima e i presunti autori - compreso lo stesso Giovanni Clizia - sono stati poi destinatari di fermo. Ma questa, dal punto di vista giudiziario, è un' altra storia. Per il fallito furto, invece, nel successivo interrogatorio l' arrestato non ha nascosto le sue intenzioni. Asserendo pure di avere agito per necessità e che quella refurtiva sarebbe stata poi rivenduta. Una ammissione che gli ha consentito di tornare un uomo libero. Perché nel convalidare il provvedimento restrittivo, lo stesso giudice lo ha scarcerato con il solo obbligo di firma alla caserma dei carabinieri. Ora è in attesa del procedimento in calendario tra un paio di settimane.