GELA. Il comandante del porto di Gela, Pietro Carosia, ha emesso un'ordinanza di parziale interdizione del piazzale di testata-pontile nel porto-isola della raffineria Eni, la cui struttura, a un controllo della capitaneria e dei vigili del fuoco di Caltanissetta, sarebbe risultata in pericoloso stato di degrado. Lo scalo marittimo a supporto del petrolchimico, costruito negli anni Sessanta, è di proprietà della Regione siciliana, è gestito dall'Eni ed è composto da un pontile di 2800 metri per il traffico dei prodotti solidi (poi adeguato anche ai liquidi), e da una diga foranea di 3000 metri che fa da barriera trasversale, sulla quale si trovano i punti di carico e scarico per gli idrocarburi liquidi. Il provvedimento riguarda anche un pontiletto a 1200 metri dalla riva, destinato all'approdo di navi-cisterna e gasiere di piccola stazza. L'ordinanza dispone la rimozione delle tubazioni e delle passerelle pericolanti se logore e non adeguatamente ancorate alla struttura fissa; vieta l'accesso agli imbarcaderi di levante e di ponente della testata-pontile (cioè le piazzole a pelo d'acqua) e consente le operazioni di carico e scarico ma con limiti e obblighi come il potenziamento del personale antincendio e di vigilanza durante le operazioni di carico e scarico. Gli operatori portuali (in particolare gli ormeggiatori e i barcaioli) hanno definito l'ordinanza un «provvedimento annunciato perchè per troppo tempo l'imponente struttura non ha ricevuto adeguati interventi di manutenzione». La diga foranea, distrutta da una mareggiata nel '93, è stata ricostruita dopo oltre 20 anni. Ma la crisi della raffinazione e la decisione di riconvertire gli impianti in Green Refinery ha bloccato da almeno 3 anni l'intero porto-isola, favorendone il degrado. Gela così, al momento, non dispone di un porto totalmente efficiente dato che anche il piccolo «porto-rifugio» è inutilizzabile a causa dell'insabbiamento dei fondali.