MARIANOPOLI. Via i sigilli, ma con il patrimonio che resta congelato, a un tesoro ritenuto di mafia. L'annullamento della Cassazione, che pure ha disposto il rinvio degli atti per un nuovo vaglio in appello, ha virtualmente cancellato la confisca dei beni espropriati a un boss di Marianopoli - come i magistrati nisseni lo hanno ritenuto – ed a suoi familiari.
Il colpo di spugna è arrivato per i possedimenti di colui che è stato indicato come il capomafia di Marianopoli, Leonardo Lombardo e della moglie, Vincenza Montagna ed i figli Santo e Giovanni (assistiti dagli avvocati Walter Tesauro ed Alberto Fiore). Provvedimento, quello di natura patrimoniale, scattato sull'onda del coinvolgimento del capofamiglia, una dozzina di anni fa, nell'operazione antimafia dei carabinieri ribattezzata «Deserto».
Dalla Suprema Corte è arrivato il colpo di spugna che ha rimesso tutto in discussione. Già perché l'annullamento non è definitivo ma la questione deve passare per un nuovo procedimento in corte d'Appello a Caltanissetta. E sarà il secondo passaggio in aula in tal senso, il quarto in assoluto. In ballo vi sono proprietà - tra beni mobili, immobili e conti correnti - valutati in origine un paio di milioni di euro.
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