GELA. Il comandante della Guardia costiera di Gela, Pietro Carosia, ha ordinato il divieto di entrata e uscita dal porto rifugio gelese a tutte le imbarcazioni che hanno un pescaggio superiore a 50 centimetri. Si tratta sostanzialmente della chiusura del piccolo scalo marittimo a causa dell'insabbiamento dei fondali nella zona dell'imboccatura, aggravato dalle recenti mareggiate. Non riescono a passare nemmeno i mezzi della capitaneria. Possono transitare solo le chiatte e le barchette ma «sotto il diretto controllo del comando di bordo». Il comandante Carosia ha chiesto la convocazione urgente di una conferenza di servizi con le istituzioni territoriali. Il porto rifugio ospita barche da pesca e qualche imbarcazione turistica. I natanti di supporto al porto industriale dell'Eni (rimorchiatori, guardie ai fuochi e mezzi antincendio) sono stati trasferiti da tempo al porto di Licata. Il piccolo cantiere navale ha dovuto chiudere i battenti. È di ieri la notizia del prossimo inizio dei lavori per il ripristino dei fondali e l'ampliamento del braccio di ponente, frutto di un progetto che ha avuto un lunghissimo percorso burocratico. Con l'ordinanza di oggi, però, Gela resta senza scali marittimi efficienti. Il porto Isola dell'Eni, infatti, ha fuori servizio, da anni, la diga foranea alla quale attraccavano le petroliere, e con l'agibilità interdetta delle piazzole della «testata-pontile», modificata da approdo per il carico e lo scarico di merci solide a terminale per navi-cisterne.